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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2011 alle ore 16:49.

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I prezzi alimentari sono destinati a rimanere alti e caratterizzati da una volatilità sostenuta e forse anche in aumento. È quanto si evince dal rapporto "The State of Food Insecurity in the World 2011" curato da Fao, Pam e Ifad (che quest'anno si aggiunge ai primi due). Il messaggio degli esperti delle tre agenzie Onu che combattono da anni contro la piaga della fame è chiaro: «L'intera comunità internazionale deve agire subito e con forza per sradicare l'insicurezza alimentare dal pianeta».

I fattori che spingono la dinamica dei prezzi
«Permangono infatti i fattori che spingono la dinamica dei prezzi», spiega Kostas Stamoulis, direttore della divisione Fao economia dello sviluppo agricolo e curatore del rapporto. Cresce la popolazione mondiale e quindi la domanda di cibo e cresce anche la domanda di energia che per un terzo è fornita dall'agricoltura sotto forma di biocarburanti. I Paesi più a rischio di sottonutrizione sono naturalmente quelli poveri e maggiormente legati all'import di cibo. Molti di loro stanno ancora pagando le conseguenze della crisi alimentare ed economica del 2006-2008. Crisi come queste - sottolineano Fao-Pam-Ifad - «mettono a rischio i nostri sforzi verso l'obiettivo di Sviluppo del Millennio di dimezzare per il 2015 il numero delle persone che soffrono la fame. Ma anche se l'obiettivo venisse raggiunto, nei Paesi in via di sviluppo rimarrebbero comunque circa 600 milioni di persone sottonutrite e questo non è accettabile».
A condizionare la crescita dei prezzi alimentari, sottolinea il rapporto, c'è sicuramente quel legame tra prezzi energetici ed agricoli che è fonte di instabilità. «Anzi, considerato che l'andamento del prezzo del petrolio ha storicamente un andamento più volatile dei prezzi alimentari - nota il rapporto - il mercato delle derrate del cibo può essere soggetto ad un'accresciuta volatilità».

Speculazione finanziaria non è causa principale fame
Anche la speculazione finanziaria - sottolinea il rapporto Fao-Pam-Ifad - contribuisce ad alimentare la volatilità delle commodity agricole, ma non è la causa principale. La stima della Fao sul numero delle persone che soffrono la fame rimane nel 2010 quella di 925 milioni. Il rapporto non fornisce previsioni sul 2011, perchè, come spiega l'organizzazione dell'Onu, la metodologia già usata per calcolare il numero delle persone che soffrono è al momento in fase di revisione.

Investire in agricoltura essenziale per sicurezza
Per una sicurezza alimentare duratura - sostengono Fao, Ifad e Pam - l'elemento essenziale imangono gli investimenti in agricoltura. I settori chiave verso cui dirigere questi investimenti sono l'irrigazione, migliori pratiche di gestione della terra e lo sviluppo di sementi di migliore qualitá mediante la ricerca agricola. Questo «aiuterebbe a ridurre i rischi produttivi con cui devono fare i conti gli agricoltori, specialmente quelli su piccola scala, ed a mitigare la volatilitá dei prezzi».

Cia, a rischio 34 milioni di persone
«Per combattere la povertà ed evitare nuove crisi alimentari globali é indispensabile muoversi in due direzioni precise: adottare subito adeguate misure per stabilizzare i prezzi del cibo e sviluppare politiche che permettano di aumentare la produttività agricola nei paesi del Sud del mondo». Lo ha affermato il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi, commentando il rapporto 'The State of Food Insecurity in the World 2011'. «Da giugno 2010, i rincari dei prodotti alimentari hanno spinto nella povertà assoluta 44 milioni di persone - ha ricordato Politi - e non perché nel mondo non vi fosse cibo a sufficienza, ma perché costava troppo. Se i prezzi alimentari continueranno a salire, altre 34 milioni di persone saranno a rischio».
«A livello globale - ha continuato il presidente della Cia - il costo del paniere dei beni alimentari é cresciuto quasi del 50 per cento solo nell'ultimo anno. Colpa del caro-petrolio, ma anche delle enormi manovre speculative, che hanno trasformato il cibo in un "capitale" da spostare sui mercati finanziari internazionali. Ecco perché ora non c'é più tempo da perdere: occorrono più regole, e regole comuni, per mettere un freno alle speculazioni sul cibo e stabilizzare i prezzi delle commodity».

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