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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2011 alle ore 23:05.

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«Non si può avere una moneta unica e poi 17 ministri dell'Economia e della Finanza che devono mettersi d'accordo dopo trattative infinite sulle misure da prendere»: Emma Bonino è partita, con la consueta chiarezza, dall'evidenza dei fatti per perorare la causa di un ministro del Tesoro all'interno di un'Europa federale, il primo punto dell'appello firmato da un centinaio di protagonisti della politica, dell'economia e della cultura per superare la crisi che opprime l'Eurozona.

Un'iniziativa ispirata dal miliardario George Soros, ma discussa e messa in atto da 10 ex premier e presidenti, politici e personalità di rango, da Daniel Cohn-Bendit e Jean-Luc Dehaene a Timothy Garton Ash e Dominique Moïsi. «Non si può più aspettare. Come ha detto il presidente della Bce Jean-Claude Trichet, la crisi è sistemica, bisogna agire per fermare il contagio salvando la Grecia e scongiurando il credit crunch delle banche», ha aggiunto la Bonino, che ha risposto alle domande di 17 giornalisti degli altrettanti Paesi dell'Eurozona con Soros e Joschka Fischer. Quest'ultimo, ex ministro degli Esteri tedesco, ha confermato «la sconfitta dell'ala euroscettica» interna e il passo indietro della Germania che ha sempre frenato sulle soluzioni comunitarie e insistito sull'assunzione di responsabilità dei Governi nazionali, «una linea che si è rivelata inefficace, non ha giovato alla reputazione dell'Europa e avuto risultati modesti sui mercati».

L'obiettivo dell'appello è, appunto, un ministro del Tesoro unico, un rafforzamento delle regole finanziarie comunitarie, lo sviluppo di una strategia di crescita. Nel frattempo il fondo salva-Stati (l'Efsf) e la Bce devono agire di concerto per garantire il sistema bancario, perché se si riduce il credito si entra in un tunnel senza via d'uscita. Soros ha detto che il «primo passo per risolvere la crisi è riconoscere la necessità di un nuovo trattato, non di una versione ritoccata di quello di Lisbona» e ha avvertito che «un fallimento fuori controllo della Grecia è la minaccia di un'altra Grande Depressione»; ha inoltre ribadito che «prima di ricapitalizzare le banche, operazione che richiede del tempo, la priorità immediata è proteggerle dal default».

La Bonino non ha mancato di sottolineare come dal punto di vista italiano la questione 'riforme' dell'Eurozona diventi «ancora più urgente con un debito pubblico del 120% e una maggiore fragilità dovuta alla situazione politica. Siamo più esposti». Anche la senatrice ha puntualizzato che «il progetto europeo va ripensato e riorganizzato», al di là del trattato di Lisbona, e anche dell'emergenza contingente: non si può, in altre parole, pensare a un ministro del Tesoro solo in chiave di eurobond, ma bisogna guardare avanti, alle infrastrutture, alla ricerca.

Quanto alla Grecia, è toccato a Soros ricordare che «il suo debito è troppo elevato e che se non lo riduce almeno del 50% Atene non può rimanere nell'area euro: deve prendere ulteriori misure». E a chi gli ha chiesto se il futuro super ministero del Tesoro dovrebbe nutrirsi di tasse corisposte dai singoli Governi, Soros ha ipotizzato di portare al 2% il trasferimento dell'Iva dagli Stati membri al bilancio comunitario.

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