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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2011 alle ore 13:38.

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L'Istat ha rivisto al ribasso le stime sull'inflazione diffuse a fine settembre: su base congiunturale i prezzi al consumo sono rimasti fermi (+0,1% era la stima), mentre sono saliti del 3% tendenziale (3,1% la stima, +2,8% ad agosto) toccando i massimi da ottobre 2008. Sull'andamento dei prezzi pesa in parte l'aumento dell'Iva, scattato il 17 settembre. L'inflazione acquisita é pari al 2,6%.

Tendenze all'accelerazione in gran parte delle divisioni di spesa
Al netto dei soli beni energetici, il tasso di crescita tendenziale dell'indice dei prezzi al consumo è pari a al 2,3% (era 2,1% ad agosto).
Tendenze all'accelerazione della crescita dei prezzi al consumo in gran parte delle divisioni di spesa, con particolare riferimento ai beni e servizi per Ricreazione, spettacoli e cultura, ai Servizi ricettivi e di ristorazione, all'Abbigliamento e calzature e agli Altri beni e servizi. Tassi di crescita dei prezzi elevati, ma per lo più stabili rispetto a quanto rilevato ad agosto, riguardano invece i Beni energetici.
I prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza aumentano dello 0,3% su base mensile e del 3,7% su base annua (era +3,6% ad agosto); quelli dei prodotti a media frequenza d'acquisto segnano un calo congiunturale dello 0,4%, mentre il relativo tasso di crescita tendenziale sale al 3,1% dal 2,8% di agosto.
L'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta del 2,0% su base mensile e del 3,6% su base annua (la stima provvisoria era +3,5%), in marcata accelerazione rispetto ad agosto 2011 (+2,3%). La forte variazione congiunturale è in gran parte dovuta al venire meno dei saldi stagionali.
L'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra una variazione congiunturale nulla e un aumento del 3,0% rispetto a settembre 2010.

Codacons: dov'è il garante dei prezzi?
Il tasso d'inflazione al 3% per il Codacons rappresenta «un grido d'allarme che dovrebbe preoccupare e responsabilizzare il Governo italiano, specie in considerazione del fatto che la ragione di questo aumento è dipesa in gran parte dalle manovre di luglio e agosto del Governo stesso». Ecco che il Codacons chiede «l'eliminazione del Garante per la sorveglianza dei prezzi, un ufficio inutile che non solo non è in grado di bloccare le speculazioni sui prezzi ma nemmeno di svolgere una attività di moral suasion». L'organizzazione reclama anche «le dimissioni del ministro Romani, dato che, invece di occuparsi dello sviluppo del Paese e di come far aumentare i consumi delle famiglie, li ha contrastati, accettando, senza proferire parola, il rialzo delle accise sui carburanti, Iva, tasse sull'rc auto»

Confcommercio, a ottobre volerà al 3,2%
Preoccupazione è espressa anche da Confcommercio secondo cui ad ottobre l'inflazione continuerà ad aumentare raggiungendo il +3,2% su base annua. Sarà infatti in questo mese, sottolinea l'organizzazione, che si vedranno gli effetti dell'aumento dell'Iva scattato con la manovra di Ferragosto. «Il dato definitivo sull'inflazione di settembre, lievemente inferiore rispetto alle prime stime - spiega Confcommercio - conferma che gli effetti dell'aumento dell'Iva si registreranno solo ad ottobre quando le modalità e la tempistica della rilevazione permetteranno di cogliere in pieno gli aumenti successivi al 17 settembre, tra cui il sensibile incremento del prezzo dei tabacchi».

L'inflazione di eurolandia si conferma in crescita
Nessuna sorpresa, intanto, dal dato finale sull'inflazione nell'Eurozona nel mese di settembre. Eurostat ha confermato un tasso tendenziale dell'indice dei prezzi al consumo pari a +3%, analogo alla stima preliminare. Si tratta del top dall'ottobre 2008 (+3,2%). Gli andamenti più contenuti sono stati registrati in Irlanda (1,3%) e Svezia (1,5%); i più elevati in Estonia (5,4%) e Lituania (4,7%). Particolarmente elevati gli aumenti dei prezzi nel settore dei trasporti e dell'abitazione, esenzialmente a causa dei rincari energetici, mentre sono scesi i prezzi delle comunicazioni. A livello mensile, sono rincarati soprattutto gli articoli di abbigliamento (14,1%). (S. Nat.)

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