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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2011 alle ore 09:25.

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Il Parmesan di Magic Time, l'Asiago del Wisconsin, la Robiola del Canada e la mozzarella del Texas: la contraffazione nordamericana fa impallidire persino i cinesi ma non impressiona più. Impressiona invece «la spudoratezza – osserva Leo Bertozzi, direttore del Consorzio parmigiano reggiano – di chi crede che nel contesto della maggiore fiera mondiale dell'alimentazione, l'Anuga, si allentino i controlli a tal punto da lasciar passare prodotti chiaramente taroccati».
Durante la fiera di Colonia (che si è conclusa lo scorso 12 ottobre), le autorità tedesche hanno eseguito un sequestro di formaggio Asiago contraffatto, offerto dall'azienda statunitense Sartori. L'Asiago pirata, prodotto nel Wisconsin, è stato proposto al pubblico in violazione alla normativa comunitaria sulle denominazioni di origine. Lo stesso provvedimento di sequestro è scattato ancora per il Parmesan della Sartori e di un altro produttore a stelle e strisce, Magic Time, dopo la denuncia del Consorzio parmigiano reggiano: la reazione delle autorità tedesche è stata fulminea. «Grazie all'intervento dei nostri uffici legali in Italia e in Germania – aggiunge Bertozzi – il Tribunale di Colonia in poche ore si è pronunciato per il sequestro di prodotto».

Niente di nuovo sotto il cielo: casi analoghi si erano registrati durante l'edizione 2009 di Anuga, con "Reggianito" e "Parmeso". Il fatto è che fuori dall'Europa i nomi generici di prodotti sono ammessi, in Europa no: le Doc non solo sono tutelate ma ne sono proibite persino le evocazioni. Federalimentare stima che le imitazioni e l'italian sounding costino all'Italia 60 miliardi di mancati ricavi, di cui 6 dalla contraffazione. Tuttavia mentre il fenomeno della contraffazione può essere perseguito legalmente, l'italian sounding è inattacabile in sede giudiziale: consiste nell'utilizzo di etichette, colori o figure sull'imballaggio che evocano l'italianità del luoghi di origine della materia prima, della ricetta o del marchio.
«La vera sfida – osserva Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare – si giocherà in Canada, negli Stati Uniti e in Centro America dove la mancanza di tutela legale di alcuni nostri marchi genera un fatturato di contraffazione di 3 miliardi contro i 24 miliardi di quelli derivanti dall'italian sounding. Una montagna di soldi che trova riscontro in dati impressionanti: il 97% dei sughi per pasta è frutto di imitazioni; il 94% delle conserve sott'olio e sotto aceto sono italian sounding, come il 76% dei pomodori in scatola e il 15% dei formaggi».

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