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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2011 alle ore 07:54.

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Lo racconta l'amministratore delegato della Evonik Industries AG, Engel Klaus: un tedesco su due vorrebbe tornare al marco. Ecco, sta proprio qui lo sforzo che deve fare la classe dirigente, imprese e politica: non solo spiegare le convenienze che ci sono state per tutti con l'euro (per noi i tassi bassi, per i tedeschi vantaggi all'export), ma andare oltre. Serve una leadership europea forte, una Ue più integrata politicamente, che metta al centro la crescita.

Su questo sono d'accordo gli imprenditori italiani e tedeschi, riuniti a Bolzano per il Business Forum organizzato dalla Confindustria e della Bdi (la confederazione dei big tedeschi). Una sintonia che può apparire non scontata, in un momento in cui la Germania appare il paese forte, 'commissario' dell'Europa e l'Italia quello commissariato. Meglio una Ue integrata, con ogni Stato che faccia la propria parte. Una posizione condivisa anche dalla Confindustria francese.

«Abbiamo parlato molto dell'euro. Siamo convinti che vadano realizzate politiche a sostegno della moneta unica. L'obiettivo di questo vertice è condividere con gli amici tedeschi come riavviare la crescita in Europa», ha detto la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Un patto tra le imprese, quindi, per avere economie più forti. E un appello alle istituzioni europee. Presenteranno alcune proposte la Marcegaglia e il numero uno della Bdi, Hans-Peter Keitel, nella conferenza stampa di oggi che concluderà l'evento (che si dovrebbe ripetere anche nei prossimi anni), da presentare alla Ue e ai rispettivi governi. E la presidente di Confindustria ha colto l'occasione per sollecitare di nuovo le grandi riforme: «Commenteremo il decreto sviluppo quando lo vedremo, abbiamo fatto un manifesto con alcune proposte. Per ora non le vediamo, però aspettiamo il testo».

Parole che la Marcegaglia ha ripetuto incontrando un gruppetto di indignati. I manifestanti le hanno dato la lettera inviata all'Italia ad agosto dalla Bce, chiedendole di riconsegnarla al 'mittente', Mario Draghi. Contestano i contenuti: creano ingiustizie, mentre a pagare per la crisi dovrebbero essere gli speculatori che ci hanno guadagnato, non creano occupazione, un impegno che dovrebbero prendersi le imprese. Le aziende stanno facendo la propria parte, ha risposto la presidente di Confindustria, ma le economie di mercato devono basarsi sulle regole. E quindi le indicazioni della Bce sul risanamento dei conti e le riforma sono da attuare.

Ieri nel primo panel, in cui sono intervenuti due banchieri, Federico Ghizzoni, ad Unicredit, e Martin Blessing, ceo Commerzbank, si è parlato del problema dello spread e del recupero di fiducia necessario. «Su questo tema abbiamo una preoccupazione più alta dei tedeschi, rischia di causare una forte carenza di liquidità», ha riferito il presidente della Piccola industria di Confindustria, Vincenzo Boccia.

Gli impegni europei del fine settimana hanno impedito al ministri dell'Economia, Giulio Tremonti, e al suo collega delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, di arrivare. Ma erano presenti il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e il viceministro per gli Affari esteri tedesco, Werner Hoyer. Tema del secondo panel, le conseguenze per l'Europa degli sviluppi in Nord Africa. «Non bisogna solo esportare - ha sintetizzato la Marcegaglia - ma anche investire in quei paesi per creare sviluppo duraturo».

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