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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2011 alle ore 14:58.

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Secondo un'elaborazione del Sole 24 Ore su dati presentati oggi dalla Fondazione Marisa Bellisario sono 5300 le poltrone d'oro da sgombrare entro quattro anni nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle società quotate e delle aziende con la maggioranza di partecipazione pubblica. Poltrone da riservare alle donne. La mappatura, relativa alle 13.700 aziende interessate dalla legge Golfo-Mosca appena varata è stata presentata in occasione del seminario internazionale "Donna, Economia & Potere" promosso dalla Fondazione Bellisario, a Milano.

"Mille curricula eccellenti". Gli scettici, secondo cui nella popolazione femminile italiana mancano le competenze giuste per salire al vertice non hanno più scuse. La Fondazione Marisa Bellisario lo ha dimostrato incaricando due prestigiose società di cacciatori di teste, Heidrick & Struggles e Beyond International, di realizzare un database analitico battezzato "Mille curricula eccellenti". E i primi risultati hanno già alla grande superato le ambiziose stime: sono stati già certificati 1700 profili papabili, tutte docenti universitarie e manager italiane di chiara fama, con riconoscimenti in patria e all'estero.

Curricula di inequivocabile prestigio, insomma. Andrebbero a sostituire per lo più persone meno preparate di loro: ex politici no riconfermati, faccendieri, consulenti. La vittoria più grande, già conquistata dalla legge sulle quote di genere, prima ancora che entrasse in vigore, è infatti avere acceso il dibattito puntando il faro sul merito. "L'entusiasmo con cui così tante manager e professioniste hanno accolto il nostro appello significa che il giacimento di talenti femminili nel nostro Paese è enorme ma soprattutto vuol dire che le donne sono pronte. Hanno conquistato fiducia e consapevolezza delle loro capacità e risorse. Sono decise a prendersi quello che spetta loro: famiglia, lavoro, carriera, leadership", commenta la presidente della Fondazione Bellisario Lella Golfo.

Meritocrazia. "È stata proprio la negazione del merito femminile a farmi intraprendere con determinazione la battaglia per le quote di genere, in un ambito mai esplorato: l'economia e gli assetti di comando delle società. Una scelta meditata, frutto dell'esperienza acquisita con la Fondazione e della consapevolezza di un grande patrimonio inespresso di talenti femminili", sottolinea la prima firmataria della legge in apertura dei lavori.

Partecipazione. "In un momento in cui si parla di frattura tra politica e Paese, tra imprese e Stato, questa legge mette in relazione mondi apparentemente lontani e dimostra la capacità delle istituzioni d'intercettare i bisogni della società. Il bisogno di partecipazione delle donne, prima di tutto, che sono più della metà del popolo italiano, a cui un Paese che vuole essere competitivo non può rinunciare", aggiunge.

Nuova leadership. Si lavora già sul futuro. "Vogliamo andare oltre la legge – sottolinea Lella Golfo durante il suo intervento a Palazzo Clerici - per far nascere una nuova leadership femminile, non solo in economia. In politica i primi risultati sono state le "giunte rosa" di Milano, Torino, Bologna e i ricorsi al Tar che prima a Roma e poi in tanti comuni piccoli e grandi stanno imponendo un maggior equilibrio di genere nelle giunte. È una bella pagina di democrazia compiuta che cambierà il modo di amministrare la cosa pubblica".

"Mappa del potere". Sul fronte dell'avanzata delle donne nei consigli di amministrazione e collegi sindacali di quotate e partecipate, per il dopo-legge, la "mappa del potere presentata oggi dalla Fondazione Bellisario offre un quadro aggiornato della presenza femminile e una stima dei nuovi ingressi nel 2012. Molta strada da fare rispetto alla situazione attuale. Che vede nelle 272 società quotate la presenza femminile nei cda ferma al 6,9%, con appena 194 donne su 2837 poltrone, mentre non va meglio nei collegi sindacali che hanno 140 donne contro 1289 uomini. Sono 139 le società che non hanno donne nei loro cda, mentre solo Mediobanca e Milano Assicurazioni ne hanno 4. Le donne amministratore delegato sono 11 contro i 321 uomini. I presidenti donna 14 sono contro i 270 uomini. "Purtroppo, il 47,3% dei membri donne del cda ha legami familiari con la proprietà: significa che per le outsider entrare in un cda è ancora più difficile - sottolinea Golfo -. Eppure, oggi le società quotate con il maggior numero di donne sono nei settori delle nuove tecnologie, hanno proprietà diffusa o controllo straniero e un cda più giovane: imprese moderne e internazionali, insomma. Senza contare che sono le ricerche a ribadire come le donne ai vertici siano portatrici di governance migliori e comportamenti meno rischiosi".

Le 2076 società controllate dalle amministrazioni pubbliche, poi, esprimono 13500 poltrone disponibili, per lo più al Nord. Si tratta, nella stragrande maggioranza, di società controllate dai Comuni. Saranno questi a scegliere le donne da inserire, per lo più in settori strategici per lo sviluppo dei territori come quello della distribuzione di energia, gas e acqua, i trasporti, lo smaltimento rifiuti, le infrastrutture e i servizi alle imprese. "Stiamo concludendo l'analisi della presenza femminile nei loro cda ma una prima stima a campione parla di poco più del 4%: dovranno diventare il 20% nel 2012 e il 30% entro il 2015", annuncia Golfo. E lancia la proposta di istituire un osservatorio che vigili sul rispetto della legge e garantisca piena trasparenza. "Mi piacerebbe condividere con il Ministero per le Pari Opportunità questo progetto. E sono certa che Mara Carfagna, che tanto mi ha sostenuto nel lungo percorso della legge sulle quote, mi aiuterà a realizzarlo", dice.

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