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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2011 alle ore 08:12.

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ROMA
Perfino la nuova Agenzia, chiamata a rimettere frettolosamente in piedi l'Ice, potrebbe non bastare. Massimo Calearo, consigliere del premier per l'export, rilancia con l'appoggio di una buona fetta di imprenditori l'idea di reintrodurre il ministero del Commercio estero. Così la seconda e ultima giornata degli stati generali che si sono svolti a Roma si trasforma in un vero "caso" di contesa politica. Perché, contrariamente alle previsioni, il ministro Paolo Romani rinuncia a chiudere la kermesse organizzata dal suo viceministro Catia Polidori non gradendo, si vocifera in platea, il forcing per rimettere in piedi un ministero che sottrarrebbe ancora una volta competenze allo Sviluppo economico.
Calearo prova l'affondo chiedendo «una figura istituzionalmente più alta in grado di farci ricevere dai ministri e dalle più alte autorità straniere. Occorre adesso che tutti i componenti del Consiglio dei ministri se ne rendano conto. Ad eccezione del premier, che l'ha già capito». A più di qualcuno sembra un'autocandidatura, accompagnata dalla rassicurazione che si tratterebbe comunque di «un ministero a costo zero, dal momento che struttura e personale ci sono già».
Gli stati generali, chiusi dal commissario Ue per l'Industria Antonio Tajani, hanno visto la partecipazione di un migliaio tra imprenditori ed operatori ma al momento vanno in archivio con un'unica certezza, ovvero la nascita di una nuova Agenzia per il commercio estero che farà risorgere l'Ice in forme decisamente più snelle. Per il resto gli imprenditori chiamati in rappresentanza del made in Italy hanno raccolto un lungo elenco di proposte condiviso dal viceministro Polidori ma sulla cui realizzabilità non ci sono garanzie né scadenze precise. Un evento che ha avuto il merito di raccogliere anche nomi prestigiosi del made in Italy ma che si è esposto inevitabilmente anche a una serie di critiche, come quelle dell'opposizione che parla di «improvvisazione del Governo sui temi dello sviluppo e del sistema produttivo».
Polidori prova a respingere le accuse promettendo massimo impegno per l'attuazione del Manifesto al quale ha lavorato una squadra di imprenditori impegnati in vari settori: Michele Bauli, Simone Bettini, Guido Grassi Damiani, Francesco Divella, Gaetano Maccaferri, Maurizio Marinella, Antonio Moretti, Rodolfo Ortolani, Carlo Palmieri, Luca Poncato, Gianluca Rana, Ettore Riello, Roberto Snaidero e Luisa Todini.
Molte le istanze trasversali ai vari tavoli. Roberto Snaidero, che ha presieduto i lavori sull'arredo/sistema casa, è partito da una considerazione generale sulla necessità di maggiori risorse a sostegno dell'internazionalizzazione, anche con un pacchetto di agevolazioni fiscali, idea sulla quale si concentra anche l'attenzione di Simone Bettini (tavolo meccanica).
I lavori sul settore dei servizi, coordinati da Rodolfo Ortolani di Unicredit, hanno messo in evidenza come Sace possa valorizzare ulteriormente il suo ruolo attraverso l'ampliamento della gamma di prodotti. Il tavolo abbigliamento, presieduto da Maurizio Marinella, ha approfondito l'importanza di «diffondere il sistema di rete favorendo l'aggregazione tra singole realtà produttive». Michele Bauli, coordinatore dei lavori su agroalimentare e artigianato, ha presentato un lungo elenco di proposte, tra le quali spicca la deducibilità fiscale delle spese di promozione e commercializzazione dei prodotti italiani all'estero sostenute nel 2011, 2012 e 2013. Nel documento su ambiente/energia/materie prime, coordinato da Luca Poncato, trova spazio invece la promozione del "countertrade": una sorta di Borsa mirata allo scambio di beni e servizi delle nostre aziende con materie prime di cui l'Italia ha bisogno.
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