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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2011 alle ore 06:40.

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MILANO
Stenta a decollare il coordinamento fra operatori pubblici e privati dell'intermediazione previsto dalla legge Biagi nel 2003 per arrivare a un più efficace incontro fra domanda e offerta di lavoro. Secondo gli ultimi dati Isfol disponibili, i centri per l'impiego aiutano a trovare lavoro il 3,4% degli occupati (una percentuale che è quasi costante dagli anni '90, come si legge nella prima tabella a lato), mentre le agenzie di somministrazione e le società di ricerca e selezione del personale (nonostante la crescita degli ultimi anni) hanno consentito di trovare un impiego al 3,3% degli occupati. Il 30,7% delle persone continua a trovare lavoro attraverso canali informali (segnalazioni di amici, parenti, conoscenti) anche se questa percentuale si riduce al 12,7% per i laureati. Il 17,7% degli incontri fra domanda e offerta di lavoro avviene attraverso auto-candidature presso i datori di lavoro (quasi il 24% per i giovani). In forte calo, come prevedibile, il canale dei concorsi pubblici, che dà lavoro al 18,3% degli occupati, contro il 29,5% che si registrava prima del 1997.
Sempre i dati Isfol basati sulle visite degli utenti ai Centri per l'impiego negli ultimi 24 mesi, rivelano che c'è uno iato fra i servizi richiesti e quelli effettivamente erogati (si veda il grafico in basso). Alla domanda: «Ha avuto opportunità lavorative concrete?» risponde «sì» solo il 9% degli intervistati, mentre la risposta è negativa nel 57% dei casi. E solo il 21% degli utenti ha avuto informazioni utili alla ricerca del lavoro.
«I servizi pubblici per l'impiego – commenta il direttore generale dell'Isfol Aviana Bulgarelli – svolgono un ruolo primario nel collocamento delle fasce deboli dei lavoratori, mentre, storicamente, non riescono ad esercitare una funzione moderna e non burocratica di intermediazione, esclusi casi di grande eccellenza, soprattutto nel Centro e nel Nord Italia. L'efficacia dei vari strumenti di supporto a chi ha perso il lavoro, a chi cerca o vuole cambiare impiego, dipende dalla capacità di fare sistema e di evitare frammentazioni e sovrapposizioni. I servizi pubblici per l'impiego e tutti i soggetti che possono fornire assistenza e intermediare il lavoro devono costituirsi in rete e fornire servizi integrati - continua Bulgarelli – ovviamente anche con le informazioni offerte online».
Fare rete con gli enti pubblici è il tentativo messo in campo negli ultimi anni da Assolavoro, l'Associazione nazionale delle agenzie per il lavoro, che dal 2009 in poi ha sottoscritto accordi con diverse Regioni (Puglia, Veneto, Campania, Marche) e Province (Torino, Bologna, Firenze). «Il numero di persone che si rivolgono a soggetti specializzati come le agenzie per il lavoro, invece di passare per i canali informali, quali conoscenze e raccomandazioni – spiega Agostino Di Maio, direttore di Assolavoro – va crescendo, e questo è un dato positivo. L'interazione che abbiamo sviluppato con i soggetti pubblici che si occupano di lavoro ha avuto una forte evoluzione negli ultimi anni. Negli accordi stipulati da Assolavoro con Regioni, Province e Comuni c'è la co-progettazione delle iniziative, la compartecipazione con risorse private delle Agenzie, l'individuazione congiunta della platea dei beneficiari, tendenzialmente soggetti “deboli” del mercato, con l'obiettivo di inserirli nel mondo del lavoro, e il ruolo, in capo ai centri per l'impiego, della verifica e del monitoraggio dei risultati attesi. Si tratta di percorsi virtuosi che cominciano a dare ora i primi risultati. Bisogna continuare sulla strada dell'interazione tra pubblico e privato – conclude Di Maio – sia a livello centrale, che su base territoriale».
È dello stesso avviso l'assessore alle Attività produttive, lavoro e formazione della Regione Toscana Gianfranco Simoncini, che è anche coordinatore degli assessori regionali al lavoro: «Bisogna partire – dice – da una premessa molto realistica: il lavoro oggi scarseggia. Detto questo, la collaborazione fra centri pubblici per l'impiego e agenzie per il lavoro comincia a dare segnali di miglioramento e a produrre qualche frutto nel territorio. È una tendenza che bisogna rafforzare».
I servizi pubblici, però, devono rafforzare i propri contatti con le aziende: «A prescindere da valutazioni sulle capacità dei centri per l'impiego di intermediare – spiega il direttore di Adapt Silvia Spattini – bisogna evidenziare che solo il 2,9% dei datori di lavoro si rivolge a questo canale. Questo comporta che i Cpi abbiano, di fatto, poche opportunità lavorative da offrire ai lavoratori che si rivolgono loro». Offrire agli operatori pubblici e privati dell'intermediazione un portafoglio comune di informazioni e un luogo di incontro virtuale è l'obiettivo del portale Cliclavoro, lanciato un anno fa dal ministero del Lavoro. A fine ottobre, gli utenti registrati sono 38.389, di cui 33.936 cittadini, 1.565 aziende e 2.888 operatori. Nel portale sono stati inseriti 314.951 curricula, e il numero di posti di lavoro disponibili, fra le offerte inserite, è di 14.783.
Un dato ancora esiguo, per la verità, anche se «l'aumento progressivo di questi numeri, nel primo anno di attività del portale – commenta Grazia Strano, direttore generale per le Politiche dei servizi per il lavoro del Ministero – dimostra che Cliclavoro comincia a essere considerato uno strumento di informazione per gli operatori del mercato che si occupano di intermediazione. A breve, il portale si arricchirà di tutte le offerte di lavoro nella Pubblica amministrazione, dai concorsi, al lavoro interinale, alle possibilità di collaborazione con la Pa centrale e locale, in base a quanto previsto dal collegato lavoro del 2010, e dei curricula degli studenti, in linea con la deregolamentazione dell'intermediazione affidata alle scuole e alle università, stabilita dal Dl 98 del 2011». Quanto alla prevalenza dei canali informali nella ricerca del lavoro, per il direttore generale «non si tratta di una situazione tipicamente italiana, ma – precisa Grazia Strano – di un problema sentito in tutta Europa, come si desume anche dalle indicazioni della Commissione europea nella Strategia per la crescita Europa 2020».

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