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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2011 alle ore 21:38.

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Oggi al Palazzo Mezzanotte in Piazza degli Affari, la Camera di Commercio di Milano ha promosso l'incontro "Imprese in rete oltre la crisi. Insieme per trovare la via di un nuovo sviluppo". Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio del capoluogo lombardo, ha voluto approfittare della data in cui si è tenuto il convegno, l'11 novembre -giorno di San Martino - per porre la discussione in una luce beneaugurante, ricordando che con "Estate di San Martino" gli economisti chiamano la fase di accelerato sviluppo economico conosciuta dall'Italia nel XVI secolo.

In una relazione introduttiva Renato Mannheimer ha illustrato una ricerca sullo stato dell'economia milanese: lo studio ha misurato gli umori, gli auspici e le preoccupazioni di un ampio campione di imprenditori che lavorano all'ombra della Madonnina. Secondo i dati in chiaroscuro mostrati da Mannheimer risultano più ottimisti sul futuro della propria azienda che su quello complessivo del contesto economico della città e dell'Italia. Nella prima sessione del convegno, "Allearsi per crescere: le nuove reti d'impresa", l'ex amministratore delegato del gruppo Unicredit, Alessandro Profumo, il presidente di Assolombarda Alberto Meomartini e altri prestigiosi interlocutori hanno analizzato il tema-perno attorno a cui si è sviluppato l'intero convegno: le reti d'impresa, aderendo alle quali le pmi possono affrontare con promettenti prospettive di crescita i marosi prodotti dal prolungarsi di una difficile congiuntura economico-finanziaria.

La Camera di Commercio di Milano punta con convinzione sulle virtù connesse alle reti di impresa e in collaborazione con la Regione Lombardia ha dedicato a esse il bando Ergon, che è aperto fino a metà gennaio 2012 e conta su uno stanziamento di 18 milioni di euro. L'ipotesi di contribuire a costruire una rete di impresa, secondo lo studio di Mannheimer, interessa circa un imprenditore su cinque e ha un freno sia nella constatazione che nel nostro paese non c'è ancora una diffusa "cultura" in questo senso sia nel timore dei vertici delle aziende medie e soprattutto piccole di perdere margini di libertà d'azione. Al riguardo, Paolo Galimberti, vicepresidente di Euronics International la cui famiglia ha esperienze di alleanza con altre aziende che datano dai "gruppi di acquisto" degli anni Settanta, ha trasmesso un messaggio tranquillizante: "Qualsiasi rete non deve avere come obiettivo la spersonalizzazione dell'imprenditore".

La seconda sessione del convegno coordinata dal giornalista del Corriere della Sera Dario Di Vico, "Allearsi per vincere la sfida globale: Expo e internazionalizzazione pmi", ha visto sul palco, oltre al già citato Galimberti, anche l'a.d. di Expo 2015 s.p.a. Giuseppe Sala, il presidente di Promos Bruno Ermolli, l'a.d. di Fiera Milano Enrico Pazzali e il presidente della Fondazione Sussidiarietà Giorgio Vittadini. In questa discussione, molto centrata su Milano, si è cercato di disegnare un ritratto di quello che la città lombarda potrebbe diventare lavorando con volenterosa lena all'Expo, con un ulteriore sviluppo (con un incremento dell'attività all'estero) di una già effervescente attività fieristica e con la capacità di sfruttare quella qualità milanese che Vittadini ha definito «capacità di cambiamento quasi animale». Una capacità di cambiamento, ha detto Vittadini, che fa procedere la città «più avanti di ogni teorizzazione» e che si unisce a una potenzialità di rendersi attraente (già registrabile da un robusto aumento di iscritti alle università milanesi, nonostante un deficit di dottorati e di master disponibili) basata sul fattore umano che dovrebbe rendere l'Expo 2015 del tutto diverso da quello di Shanghai. «La creatività e la capacità di creare immateriale potrebbero diventare la cifra di Milano», ha concluso Vittadini. In questa fase del convegno, proiettata sul prossimo futuro in una chiave di ragionevole ottimismo, ha prevalso una certa positività che, pur non dimentica dei rischi contingenti che sta affrontando in questi giorni il sistema italiano, ha mostrato chiaramente quante risorse siano in realtà a portata di mano.

L'Expo, ha detto Ermolli, «darà la possibilità a Milano, alla Lombardia e all'Italia di stare in vetrina per quattro o cinque anni» e «porterà in città nel giro di sei mesi 150 tra capi di Stato e di governo» con i quali, sottolinea Sala, sarebbe bene non limitarsi alle foto-ricordo. La riuscita dell'Expo non si misurerà soltanto dal numero di visitatori ma da un complesso di ricadute economiche assai più complesso. «La certificazione di questi dati è fondamentale – ha spiegato Ermolli – e si sta cercando di individuare i parametri corretti con cui codificare l'indotto». Nella ripresa pomeridiana del convegno, «Sviluppo delle imprese e patrimonializzazione per un credito più accessibile», hanno partecipato il presidente Abi Giuseppe Mussari, il direttore generale di Unicredit Roberto Nicastro, il direttore generale vicario di Intesa-San Paolo Marco Morelli, il presidente del Comitato gestione fondo garanzia pmi Claudia Bugno e Giacomo Vaciago, docente di Politica economica e finanziaria alla Cattolica di Milano e firma storica del Sole24Ore.

In questo dibattito conclusivo il focus si è allargato da Milano alla situazione italiana e, pur senza catastrofismi, si sono rilevati i gravi rischi che l'Italia non può permettersi di correre. I rappresentanti del mondo bancario hanno illustrato le connessioni tra le attuali difficoltà nel rifinanziarsi e la concessione di credito alle imprese, che nei rapporti con le banche, specie se pmi, lamentano crescenti difficoltà a ottenere un rapporto che non sia "excellizzato", e cioè, secondo il neologismo proposto al convegno da Mauro Amadei (manager di Berkel, che produce affettatrici), un rapporto che vada oltre la visione spersonalizzante dei dati contenuti in una tabella compilata con Excel. In ogni caso Mussari ha difeso le banche italiane che hanno concesso credito, anche alle pmi, più di quanto non abbiano fatto gli istituti di molti altri paesi europei.

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