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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2011 alle ore 11:52.

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Alla dieta mediterranea il riconoscimento Unesco come patrimonio immateriale dell'umanità non basta. Servono ora leve di marketing che siano in grado, partendo dall'importante riconoscimento ottenuto giusto un anno fa a Nairobi in Kenia, di aprire nuovi spazi di mercato tanto per i prodotti base della dieta mediterranea quanto per i suoi territori d'elezione. Sono queste le conclusioni tracciate al termine del Forum sulla dieta mediterranea, una tre giorni che ha riunito da 17 al 19 novembre a Imperia, produttori, esperti di marketing, esponenti delle istituzioni dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Lupi: uno scenario di sviluppo per i prodotti alla base della dieta
«L'obiettivo che ci siamo dati - ha spiegato Enrico Lupi, presidente dell'Associazione nazionale delle Città dell'Olio (tra gli promotori del Forum insieme alla Camera di commercio di Imperia al ministero per le Politiche agricole e alla commissione nazionale per l'Unesco) - è quello di mettere a punto delle strategie per evitare che il riconoscimento Unesco resti solo sulla carta ma diventi invece un punto di partenza per disegnare uno scenario di sviluppo per i prodotti che sono alla base della dieta mediterranea dai legumi alla pasta, dagli ortaggi alla frutta e all'olio d'oliva».

Verso un disciplinare di produzione
E proprio in questa prospettiva il principale strumento per creare valore attorno alla dieta mediterranea è la creazione di un marchio. «Anche se un marchio in realtà c'è già - aggiunge Lupi - ed è il logo Unesco insieme alla frase "Dieta mediterranea patrimonio immateriale dell'umanità". Nelle giornate del Forum abbiamo definito il percorso perché tale marchio possa essere utilizzato per i prodotti e i servizi che si rifanno alla dieta mediterranea. Proprio da Imperia infatti è partito insieme con il ministero per le Politiche agricole e la commissione nazionale italiana dell'Unesco, il progetto che porterà alla messa a punto di un disciplinare. Un vero e proprio disciplinare di produzione simile a quello di un qualsiasi prodotto Dop o Igp, con le regole alle quali i produttori dovranno attenersi per poter utilizzare sulle confezioni dei prodotti oppure nella promozione dei propri servizi il logo Unesco.

Cruciale la definizione di una efficace strategia di marketing
Il rispetto delle regole fissate dal disciplinare sarà poi certificato, per l'Italia, dallo stesso ministero per le Politiche agricole. «Per velocizzare l'iter che porterà all'utilizzazione del marchio - aggiunge Lupi - costituiremo una Fondazione per la dieta mediterranea che sarà deputata alla governance del logo. Ma centrale sarà la definizione del disciplinare che si propone di valorizzare le attività, i processi, le lavorazioni e i prodotti caratteristici della dieta mediterranea coerentemente con le vocazioni economico produttive e con l'identità storica e socio-culturale del territorio italiano. Il tutto dovrà poi essere completato da una significativa azione di marketing per rafforzare il legame tra il marchio "Dieta mediterranea patrimonio dell'umanità" e i valori Unesco».

Il paesaggio olivicolo in rampa di lancio per un futuro riconoscimento
La messa a punto di una strategia di marketing è forse il risultato più importante ma non certo l'unico delle giornate del Forum. Nel corso della tre giorni di Imperia si è svolto anche un ampio dibattito sulle principali proprietà salutistiche associate alla Dieta mediterranea, è stata varata una Rete delle Città dell'olio del Mediterraneo ed è stata lanciata la candidatura del paesaggio olivicolo mediterraneo quale futuro patrimonio Unesco.

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