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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2011 alle ore 15:01.

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Strattonato fra le due riforme Fitto e l'esito referendario, il settore dell'acqua resta una delle grandi potenzialità di sviluppo per l'Italia.

Dalla lettura dei piani degli ambiti territoriali ottimali (Ato), che come ogni anno fa il «Blue book» curato da Utilitatis e Anea, appena pubblicato, si conferma la previsione di un fabbisogno di investimenti per 66 miliardi nei prossimi 30 anni, di cui il 49% per gli acquedotti e il 51% per i sistemi di depurazione e fognatura. Gli investimenti già pianificati ammontano a 38 miliardi.
Soltanto il 10% sarà finanziato con risorse pubbliche. La quota per la manutenzione delle reti esistenti resta preponderante: il 59,2% per gli acquedotti, il 51,3% per fognature e depuratori.

Dall'analisi delle revisioni dei piani di ambito si registra una riduzione del fabbisogno di investimenti del 19% circa: questo deriva in parte da errori di programmazione soprattutto di lungo periodo, ma anche dalle crescenti difficoltà a finanziare gli investimenti e a rispettare gli incrementi tariffari programmati. «Le correzioni al ribasso delle componenti tariffarie legate agli investimenti risultano più accentuate per le gestioni in house rispetto alle spa miste per due ragioni: incentivi ad investire più efficaci per le spa miste; minori ostacoli nella ricerca del finanziamento degli investimenti».
Anche nel settore dell'acqua, tuttavia, la preoccupazione principale del settore è oggi quello della regolazione, dopo l'abolizione per legge (Calderoli) degli Ato e l'istituzione di una nuova Agenzia nazionale voluta da Stefania Prestigiacomo, ma non ancora nominata. Spetterà al nuovo Governo scegliere, su proposta del ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, i vertici, ma prima ancora, decidere se la regolazione ha bisogno di essere rivista e rafforzata. Senza una regolazione stabile, la frenata nella programmazione degli investimenti è inevitabile.

«Blue book» fa anche un approfondimento sulle previsioni tariffarie per i prossimi dieci anni. Nel Nord-Ovest si registra la tariffa media più contenuta (1,20 euro per metro cubo) e tale resterà anche nel 2020 (1,49 euro per metro cubo) nonostante la dinamica dell'aumento tariffario sia la più marcata (+24,16%). La media nazionale passerà da 1,43 euro per metro cubo del 2011 a 1,52 euro per metro cubo nel 2013 per raggiungere un valore medio nel 2020 di 1,68 euro per metro cubo, con un aumento del 17,87%.

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