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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2011 alle ore 08:19.

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Spostare il prelievo sui consumi e sul patrimonio per ridurre il carico fiscale su lavoratori e imprese. Un principio troppe volte annunciato ma in altrettanti casi disatteso per esigenze di cassa e veti incrociati della politica.

Ora con la manovra correttiva e per la crescita che si appresta a varare il governo Monti, la possibilità di recuperare risorse dai patrimoni immobiliari per introdurre sgravi fiscali sul lavoro e premi alla capitalizzazione delle imprese potrebbe trovare un'applicazione concreta. In cambio dei sacrifici chiesti alla collettività questa strategia, per ammissione dello stesso premier Mario Monti, punta esplicitamente a ridare competività all'intero sistema produttivo.

Si può evidenziare senza ombra di dubbio l'effetto inflazionistico di un aumento prodotto dall'Iva. L'esperienza recente di metà agosto lo insegna. All'indomani dell'aumento dal 20 al 21% le previsioni sono state abbondantemente superate portando l'inflazione al 31 ottobre al 3,4 per cento. Numeri su cui hanno pesato anche il costume tutto italiano di "giocare" sugli arrotondamenti (introduzione dell'euro docet) e la piena e puntuale assenza di controlli. Ma al di là dell'inflazione un ritocco all'insù del prelievo su consumi e immobili rappresenta non solo un sacrificio ma anche una scommessa, quella che gli studiosi e gli economisti chiamano «svalutazione fiscale competitiva».

In sostanza con l'aumento dell'Iva si potrebbero sostenere le imprese italiane nelle esportazioni, la dove l'imposta sui consumi non è per loro un costo addizionale, mentre la riduzione del carico fiscale sul lavoro - in particolare sui contributi sociali come sottolineato dalla stessa Banca d'Italia - è una vera e propria riduzione dei costi. E come sottolineato a più riprese dagli esperti dagli esperti (da ultimo Daniel Gross, presidente del Centre for European Policy Studies di Bruxelles) «la combinazione di un'Iva più alta con una riduzione dei contributi sociali avrebbe lo stesso effetto di una svalutazione: rende le esportazioni italiane più competitive».
Nella stessa direzione vanno anche le idee di ridurre il prelievo Irap sul lavoro e di sostenere con un premio fiscale la capitalizzazione delle Pmi. Tanto più che aiutare le imprese italiane a crescere e potenziare il nostro sistema produttivo potrebbe rendere più agevole la trattativa che si aprirà nelle prossime settimane sul mercato del lavoro.

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