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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2011 alle ore 06:41.

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MILANO
Le bollicine dell'Asti Docg rendono la vodka più frizzante. Un altro marchio storico del made in Italy potrebbe cambiare passaporto: secondo la stampa russa, si tratta della storica Fratelli Gancia di Canelli al centro delle attenzioni dell'oligarca Roustam Tariko, proprietario della Russian Standard Bank e della vodka Russkij Standart.
Nell'immaginario degli italiani lo spumante Asti Gancia è indissolubilmente legato al Natale, alla pubblicità martellante di brindisi con coppe traboccanti di bollicine e, in generale, allo stile italiano del bere. Compreso il Vermouth Gancia. Gancia però oggi è molto di più: è il millesimato Alta Langa Doc affinato per 36 mesi, la riserva Cuvée 60 mesi o le cuvée platinum.
Dopo la vicenda Parmalat, torniamo all'Italia paese in vendita? Non è detto, anche se fino a ieri non è stato possibile ricostruire i termini precisi del deal italo-russo: partnership commerciale, cessione di quote o del controllo? L'operazione, secondo i quotidiani Vedomosti e Kommersant, è stata realizzata sulla base di 150 milioni di euro.
E a Canelli che dicono? Paolo Fontana, ad della Gancia, ha detto «non confermiamo la notizia nei termini e nei modi in cui è stata lanciata dalla stampa russa». Mentre l'imprenditore Lamberto Vallarino Gancia ha rinviato le comunicazioni a «domani. A Canelli, nel corso di una conferenza stampa, vi diremo i termini precisi dei nuovi accordi per il mercato internazionale».
Insomma si lascia intendere che qualcosa c'è. Di certo un legame tra le due aziende, Gancia e Russki Standard, esiste: attualmente i prodotti italiani sono venduti in Russia dalla polacca Cedc, di cui il più grande azionista è recentemente diventato Tariko con il 9% del pacchetto. Mentre Gancia in Italia distribuisce, con successo, i brand della vodka Moskovskaja e Stolichnaja che fanno invece parte di un'altra scuderia russa, Spi Group. La Russia però è tra i mercati (il quarto nel mondo) che apprezza di più lo spumante: a fine anno saranno 25 milioni le bottiglie stappate.
«Se la notizia fosse confermata – tuona la Cia – vorrebbe dire che ci siamo lasciati scippare l'ennesimo marchio di qualità del made in Italy agroalimentare». Mentre Coldiretti osserva che «l'agroalimentare italiano si conferma ancora una volta un'appetibile terra di conquista per gli stranieri. Una tendenza che fa temere per la delocalizzazione in un settore dove la qualità e il valore aggiunto della produzione ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi».
Casa Gancia è stata fondata nel 1850 da Carlo Gancia che di ritorno dalla Francia realizzò il primo spumante italiano usando le tecniche dello champagne ma con un diverso uvaggio di base. Dopo 150 anni però le cose sono cambiate: di fatto la famiglia fondatrice è uscita dalla gestione operativa già dalla primavera del 2008 pur mantenendo la proprietà attraverso la lussemburghese Euro-Lepont, la Sireco Fiduciaria e altre quote.
Le banche, intervenute per puntellare una struttura traballante, hanno nominato un nuovo management con Fontana e Carlo Pavesio al vertice. Negli ultimi due esercizi la società ha perso 10,5 milioni e nel bilancio chiuso lo scorso marzo evidenziava debiti verso banche per 36 milioni, verso terzi per 13,3 e liquidità inferiore al milione. L'azienda dichiarava una posizione finanziaria netta negativa per 35,5 milioni.
In luglio è stato varato un secondo aumento di capitale (il primo di 19 milioni nel 2008) di 5 milioni sottoscritto dalla famiglia Gancia. Più 10 milioni di rifinanziamento a medio-lungo termine erogato da un pool di 5 banche, con UniCredit e Mediocredito in testa. Nel 2010/11 le vendite di Gancia sul mercato italiano sono calate da 64 a 60,5 milioni (erano 150 nel 2007): la cura da cavallo decisa da Fontana ha impresso una svolta radicale alla strategia industriale e commerciale. Sono stati ridotti drasticamente i prodotti trattati e distribuiti, concentrandosi su bollicine e aperitivi, ed è venuto meno l'apporto di Maxxium, il network specializzato nella commercializzazione di liquori e superalcolici. Nel 2011 finalmente è stato raggiunto un Mol positivo. E in sede di approvazione del bilancio gli amministratori, recita il bilancio, «hanno ritenuto opportuno adottare il presupposto della continuità aziendale, alla luce sia del consenso da parte delle banche sia nella prospettiva del raggiungimento degli obiettivi fissati dal piano industriale».
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TRA VODKA E BANCHE
Eccellenza «made in Russia»
Roustam Tariko è, secondo Forbes, il 48° uomo più ricco di Russia. La sua vodka Russian Standard e la banca dello stesso nome hanno in comune la ricerca di un'eccellenza "made in Russia" che li trasformi in prodotti competitivi globali. Ma le radici di Tariko, 49 anni, sono anche italiane (lingua che parla benissimo): arrivato a Mosca dal Tatarstan, cominciò offrendo agli stranieri servizi allora introvabili. Per poi lavorare con Ferrero e Campari, importando e distribuendo in Russia prodotti di consumo

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