Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2011 alle ore 09:47.

My24

Sull'eurozona cade «l'inverno della recessione» che «in Italia è iniziata prima e risulterà più marcata» rileva il Centro studi di Confindustria. Che prevede un crollo del Pil di 2 punti percentuali tra la scorsa estate e la prossima primavera. Le stime per il 2012 sono state tagliate dal +0,2% al -1,6%, per il 2011 dal +0,7% al +0,5%.

Lieto fine, ma rischio collasso
«L'esito più probabile» della crisi è una ripresa «dalla tarda primavera 2012»: il centro studi di Confindustria crede nel «lieto fine» ma avverte che saremo a un bivio «senza mezze misure» con dissolvimento dell'euro, fallimento di imprese e banche, milioni di posti lavoro persi, crisi del debito anche nei Paesi virtuosi.

Disoccupazione al 9% a fine 2012
Confindustria giudica «molto probabile che si attenui il reintegro delle persone in Cig, aumentino i licenziamenti, il tasso di disoccupazione salga più velocemente e raggiunga il 9% a fine 2012». Con altre 219 mila persone occupate in meno il biennio 2012-2013 si chiuderà con un calo di 800 mila da avvio crisi a inizio 2008.

Pressione fiscale record
La pressione fiscale «raggiungerà livelli record: 45,5% del Pil tra due anni, inclusi i tagli alle agevolazioni fiscali che dovranno scattare a partire dall'ultima parte del 2012. La pressione effettiva, che esclude il sommerso dal denominatore, supera abbondantemente il 54%».

Manovra primo passo
La manovra - per il CsC - è «un primo passo nella direzione della crescita». Ne servono su «mercato del lavoro,ammortizzatori sociali, infrastrutture, costi della politica,semplificazioni amministrative,giustizia civile, istruzione e formazione, ricerca e innovazione,lotta a evasione accompagnata da abbattimento delle aliquote».

Europa al bivio, euro o crollo per tutti (Germania compresa)
L'Europa «è ad un bivio»: o sceglie il dissolvimento dell'euro o imbocca un rientro in tempi brevi dalle insostenbili tensioni sui titoli sovrani per spingere la ripresa per metà 2012. «Non ci sono mezze misure» e sono «inconcepibili vie intermedie». Se crollasse l'euro «le quattro maggiori economie dell'Eurozona denuncerebbero un tracollo del Pil tra il 25-50% e svanirebbero tra i 6 ed i 9 milioni di posti di lavoro per ciascun paese. Sarebbe un default per tutti, Germania compresa», spiega il CsC.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi