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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2011 alle ore 06:41.

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CANELLI. Dal nostro inviato
Per cento milioni di euro lo spumante Gancia passa dalla storica famiglia fondatrice al re della vodka, Roustam Tariko. Alla fine un matrimonio d'interesse che risparmia alla famiglia Vallarino Gancia e alle banche creditrici il rischio di competere in un mondo popolato da giganti e con grandi risorse finanziarie, e, nel contempo, dà all'imprenditore russo un brand Docg di rilevanza internazionale che potrà sfruttare la potenza di fuoco della distribuzione di Russian Standard Corporation.
Dopo le indiscrezioni di qualche giorno fa, ieri l'azienda di Canelli ha fornito i dettagli dell'operazione: il deal prevede la cessione del 70% della società; alla famiglia rimane una quota del 30% del capitale sulla quale però Tariko ha un'opzione di acquisto. Secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, la società è stata valutata circa cento milioni, compreso il debito di 30 milioni. Sulla stampa russa era invece circolata l'indiscrezione di una cifra esagerata, vicina ai 150 milioni. «La transazione - dichiara Carlo Pavesio, ex presidente della società - valorizza in maniera corretta sia il fatturato dell'azienda che il marchio». A Pavesio subentra il nuovo azionista di controllo Tariko.
Dopo Martini e Cinzano, un altro pezzo del made in Italy che cambia passaporto? «Non è così – replica Lorenzo Vallarino Gancia, decano della famiglia – il mondo è cambiato velocemente. Abbiamo privilegiato gli interessi dell'azienda rispetto a quelli della famiglia. Quest'ultima, non potendo sostenere finanziariamente il confronto con i giganti internazionali del settore, avrebbe rallentato lo sviluppo dell'azienda ostinandosi nel controllo».
«Anch'io – dichiara Paolo Fontana ad di Gancia (confermato dal nuovo azionista) – ho spinto per questa soluzione. Le sinergie saranno enormi e la produzione continuerà ad avvenire in Italia. Il track record di Tariko è di grande successo e ci conferirà quella velocità indispensabile per un mercato globalizzato». E le risorse? Fontana sottolinea che l'azienda avrà subito a disposizione 5 milioni per investimenti di breve termine. «Grazie a Russian Standard Corporation – aggiunge l'ad – possiamo puntare a un fatturato di 100 milioni in tre anni, con un raddoppio delle bottiglie prodotte oltre 40 milioni».
Gancia e Russki Standard avevano già un business in comune: i prodotti italiani sono venduti in Russia dalla polacca Cedc, di cui il più grande azionista è Tariko con il 9% del pacchetto. La Russia però è tra i mercati (il quarto nel mondo) che apprezza di più lo spumante: a fine anno le bottiglie stappate arriveranno a 25 milioni.
Il tema della globalizzazione però non fa breccia nel mondo dell'agroindustria: Coldiretti osserva che, dopo Parmalat passata sotto il tricolore francese Lactalis, lo shopping Gancia «conferma ancora una volta che l'Italia è un'appetibile terra di conquista per gli stranieri». E poi ricorda le cessioni dei marchi Bertolli, Carapelli e Olio Sasso nell'olio di oliva passati agli spagnoli del gruppo Sos; poi la pasta di Buitoni, i cioccolatini di Perugina e i formaggi di Galbani, Cademartori e Locatelli.
Di fatto la situazione di Gancia si era fatta difficile: la famiglia fondatrice è uscita dalla gestione operativa già dalla primavera del 2008. Negli ultimi due esercizi la società ha perso 10,5 milioni e nel bilancio chiuso lo scorso marzo evidenziava debiti netti per 35 milioni ma un Mol tornato positivo. Le banche l'hanno sostenuta per molti anni e, alla fine, hanno spalancato volentieri le porte all'oligarca russo.
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I NUMERI

100 milioni
La valutazione
Il valore dell'operazione sarebbe nell'ordine dei 100 milioni di euro, compreso il debito di Gancia di circa 30 milioni di euro. Negli ultimi due esercizi la società di Canelli ha perso 10,5 milioni, ma nell'ultimo bilancio il Mol è tornato positivo
5 milioni
Investimenti a breve termine
Grazie all'ingresso del nuovo partner di maggioranza (con il 70%) Gancia avrà subito a disposizione 5 milioni di euro da impiegare in investimenti a breve termine
I RUSSI GIÀ IN ITALIA
IL PATRON DELLA SEVERSTAL
p Alexei Mordashov (nella foto), patron della russa Severstal, rilevò il gruppo Lucchini nel 2005, diventando il secondo produttore italiano di acciaio. Le cose però non sono andate bene. L'eccesso di capacità produttiva del mercato europeo, insieme alla crisi, ha messo la Lucchini in seria difficoltà finanziaria. L'indebitamento ha superato i 700 milioni e Mordashov, nel 2010, ha tolto la maggioranza (50,8%) del gruppo dal portafoglio di Severstal, intestandolo a una società personale, con l'obiettivo di trovare un'intesa con i creditori e vendere. L'accordo con le banche c'è stato. Manca ancora l'acquirente
IL CONTROLLO DI WIND
p Vimpelcom è il maxi-gruppo che controlla l'operatore telefonico Wind. A sua volta Vimpelcom è controllata al 20% da Altimo, la holding che fa riferimento all'imprenditore russo Mikhail Fridman (foto). Le rimanenti quote sono divise tra i norvegesi di Telenor (30%), l'ex azionista di maggioranza Naguib Sawiris (30%), la società cipriota Forrielite (circa il 5%) , più un 15% di azionariato diffuso, quotato al Nyse di New York. Lo shopping di Vimpelcom su Wind è stato formalizzato nel maggio del 2010. Tecnicamente si è trattato di una fusione tra la stessa Vimpelcom e la Weather Investments di Sawiris

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