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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2012 alle ore 06:42.

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Sarà il clima politico, che resta indecifrabile ai più; saranno le notizie che dalla Borsa di Milano (che ieri ha perso il 3,6%) e dai mercati internazionali rimbalzano sui media, con toni forse troppo allarmanti; sarà che dopo anni di incoscienti "balli sul Titanic" questa volta gli italiani percepiscono davvero il pericolo e l'orlo del precipizio a cui siamo arrivati. Il risultato è che a Milano e Roma – dove ieri sono iniziati i saldi – non c'è stato alcun rimbalzo degli acquisti, auspicato ma forse non davvero atteso dalla maggior parte dei negozianti, delusi dall'andamento delle spese pre-natalizie. Secondo le prime stime del Codacons, i cali rispetto al gennaio 2011 sarebbero intorno al 20%, in linea con i dati di Sicilia e Basilicata, dove i saldi erano iniziati lunedì 2 (si veda Il Sole 24 Ore del 3 gennaio). Oltre a Lombardia e Lazio, i saldi sono iniziati ieri anche nella maggior parte delle altre regioni, manca all'appello solo la Val d'Aosta (dove partiranno il 10 gennaio).
Nelle grandi città italiane non si è visto, insomma, nulla di simile a quanto accaduto invece in Gran Bretagna e soprattutto a Londra, dove per il Boxing Day (il 26 dicembre, tradizionale giorno di inizio delle vendite scontate oltremanica) le file davanti a negozi e grandi magazzini di ogni fascia di prezzo avevano iniziato a formarsi durante la notte di Natale. Anche negli Stati Uniti era successa la stessa cosa, con un grande successo dei saldi online (completamente liberalizzati e iniziati ben prima del 25 dicembre) ma anche off line, con file di clienti in tutte le principali città americane.
Questa volta gli italiani sembrano davvero spaventati o almeno attendisti, sicuramente più di inglesi e americani, nonostante il 2012 si preannunci un anno difficile per tutti i Paesi, occidentali e non (ieri l'ufficio studi dell'Economist ha diffuso una ricerca che sottolinea le sfide economiche che anche Asia e la locomotiva Cina dovranno affrontare). Per quanto riguarda l'Italia, sono troppe, probabilmente, le incognite che ci aspettano nei prossimi mesi, tra tasse annunciate o paventate e incertezza sul clima politico e di coesione sociale. Qualche folla o piccola coda, a guardar bene, ieri si è vista, ma solo nelle grandi città, davanti a catene come Zara, H&M o Tezenis, ad alcune boutique di agognati marchi della moda e del lusso e negli outlet fuori città. Nei villaggi dello "shopping griffato" – dove si vendono articoli delle stagioni precedenti che già durante l'anno hanno costi del 70% inferiori ai monomarca dei centri storici e che da ieri offrono ulteriori ribassi – gli aumenti di visitatori e vendite sono stati superiori al 10 per cento. Come dimostra il primissimo bilancio diffuso nella serata di ieri da MacArthur Glen, il gruppo americano con la maggior presenza di outlet in Italia. Un bilancio al di sopra di ogni aspettativa soprattutto se si considera che, a differenza dello scorso anno, la partenza dei saldi è avvenuta in un giorno feriale. Rispetto al 2011, l'incremento di affluenza a Barberino (Firenze) è stata del 15%, a Castel Romano del 7%, a La Reggia di Marcianise (Caserta) del 5%, a Serravalle (Alessandria) del 13% e a Noventa di Piave (Venezia) del 13%. Ottimi risultati anche per gli altri outlet facilmente raggiungibili dalle grandi città: a Soratte (Roma) l'afflusso è cresciuto del 15% e gli autobus in partenza da Milano per Fidenza Fashion Village e FoxTown (a Mendrisio, in Svizzera, dove gli sconti sono iniziati subito dopo Natale) erano pieni. Il successo degli outlet è legato ai prezzi, senz'altro, ma pure ai servizi, sempre più sofisticati, e agli sforzi per fidelizzare la clientela tutto l'anno. MacArthur Glen ad esempio organizza rassegne di concerti e un vero e proprio jazz festival durante i mesi estivi; a Fidenza c'è uno spazio dove si possono lasciare i bambini, che vengono accuditi e spinti al gioco mentre i genitori fanno acquisti; il Place Luxury Outlet di Sandigliano (Biella) mette in palio fino al 31 gennaio viaggi alle Maldive e buoni spesa.
Per un bilancio completo bisognerà attendere almeno una settimana e forse si riaprirà il dibattito sulla liberalizzazione delle vendite scontate (l'unico posto in Italia dove questo già avviene è la provincia autonoma a di Trento) e su quella degli orari dei negozi. Ma la spiegazione del calo degli acquisti, questa volta, sembra davvero semplice: la fiducia dei consumatori è bassissima, ogni spesa superflua può essere rimandata. A salvare la stagione dei negozianti potrebbero contribuire i turisti stranieri. Ma solo nelle grandi città e solo per quanto riguarda i grandi marchi.
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NEGOZI TRADIZIONALI -20%
Secondo le prime stime fatte dalle associazioni dei consumatori e dei commercianti, la flessione rispetto al 2011 sarebbe a due cifre
OUTLET +15%
Nei villaggi dello «shopping griffato» a prezzi scontati (-50% anche durante l'anno) si sono invece registrati forti aumenti e code

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