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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2012 alle ore 06:43.

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ROMA
La Cgil sostiene il referendum abrogativo del contratto di gruppo Fiat promosso dalla Fiom (che oggi farà il punto sulle firme raccolte: ne servono circa 16.400). La confederazione di Corso d'Italia ritiene «grave e sbagliata la scelta» del Lingotto di continuare sulla strada «della rottura, aggravata dalla definizione di un contratto di 1° livello che cancella il contratto nazionale», tenendo fuori «illegittimamente dai luoghi di lavoro il sindacato maggiormente rappresentativo». E chiede di ripartire dall'accordo del 28 giugno sulla certificazione della rappresentanza, impegnando le "tute blu" alla definizione di «regole unitarie e condivise per la validazione democratica dei contratti nazionali».
L'ordine del giorno sulla Fiat, approvato dal direttivo della Cgil con 3 voti contrari (tra questi Giorgio Cremaschi, leader dell'ala oltranzista in Fiom) – sul quale ha espresso il proprio consenso anche la maggioranza della Fiom – giudica la scelta della Fiat una «violazione dei principi di uguaglianza e libertà sindacale stabiliti dalla Costituzione, dall'ordinamento legislativo, dai contratti nazionali», che rappresenta «un problema da risolvere per tutto il sindacato confederale», essendo anche «in contrasto con l'accordo del 28 giugno». Quell'accordo a suo tempo fortemente contestato dalla Fiom, diventa lo strumento al quale appellarsi per il rispetto delle libertà sindacali, nonostante si applichi al perimetro di Confindustria dal quale la Fiat ormai è fuori. A Corso d'Italia si ragiona sulla strategia migliore per ritornare nelle fabbriche dalle quali la Fiom è fuori dal 1° gennaio, non essendo firmataria dei contratti: è questo il fulcro dell'intervento del segretario confederale Vincenzo Scudiere. «Quando si arriva ad un accordo di primo livello che ci mette fuori dalla Fiat – ha detto – si riparte da come riconquistare la presenza nel luogo di lavoro e il potere contrattuale». La strada indicata da Scudiere passa per l'attuazione dell'accordo del 28 giugno, con l'obiettivo della «ricostruzione di tutti i diritti di rappresentanza e di corrette relazioni sindacali». Sulla stessa lunghezza d'onda la minoranza riformista della Fiom di Fausto Durante, ha indicato il referendum come «l'arma per rientrare in gioco, restituendo la parola ai lavoratori e facendoli esprimere con un voto ad esito vincolante per tutti i sindacati metalmeccanici». Vale a dire: in caso di sconfitta con vittoria del sì all'accordo di gruppo, la Fiom dovrebbe firmare il contestato contratto e rientrare nelle fabbriche.
Un ruolo lo può giocare anche il Governo. Viene valutato positivamente dal direttivo l'annuncio del ministro Fornero che intende incontrare l'ad Fiat, Sergio Marchionne, per un chiarimento: «È importante che il Governo chieda conto a Fiat e avvii un confronto serio sul piano industriale e sugli investimenti più volte annunciati».
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I NUMERI

16.400
Le firme necessarie
Oggi la Fiom farà il punto sulla raccolta delle firme per il referendum abrogativo del contratto di gruppo. Servono le firme del 20% dei lavoratori, almeno 16.400
82mila
I lavoratori coinvolti
Il contratto siglato da Fim, Uilm, Fismic, Associazione capi e quadri Fiat, con il Lingotto coinvolge 82mila lavoratori. Tra le novità un premio una tantum di 600 euro, nuove regole sulla rappresentanza e sanzioni per ridurre l'assenteismo

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