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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2012 alle ore 06:41.

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GROSSETO. Dal nostro inviato
Come una petroliera incagliata. Molto pericolosa, anche se piccola. Le quasi 2.400 tonnellate di carburante contenute nei serbatoi della Costa Concordia, da venerdì notte appoggiata con la fiancata destra sugli scogli davanti al porto dell'isola del Giglio, trasformano la nave da crociera in una bomba a orologeria per l'eco-sistema marino e l'economia dell'area. Il rischio aumenta di ora in ora. E oggi sull'arcipelago toscano arriva il maestrale.
«In caso di mareggiata, c'è la possibilità concreta che la nave scivoli inabissandosi su fondali di 50-90 metri, subendo danni strutturali», lancia l'allarme Corrado Clini, ministro dell'Ambiente, che ieri ha parlato alla Camera e oggi firmerà la nomina del capo della protezione civile, Franco Gabrielli, a commissario straordinario per l'emergenza al Giglio.
Il Governo sta anche pensando di fermare le rotte delle grandi navi nelle aree protette, dove il rischio di danno ambientale è elevato. «Valutiamo la possibilità di adottare misure di prevenzione», spiega Clini. Perchè non si ripetano altri casi come quello della Costa Concordia. Il relitto, sulla scogliera del Giglio, non è stabile. Anche ieri le ricerche di altri superstiti (la speranza si fa sempre più flebile) e le operazioni di recupero delle vittime sono state sospese perchè la sagoma del gigante, con le sue 140mila tonnellate di stazza, 290 metri di lunghezza, 35 di larghezza e 52 di altezza, si muoveva pericolosamente per effetto delle onde.
Questa tragedia della marineria italiana, che finora ha causato 11 morti accertati e 22 dispersi (su oltre 4.200 persone imbarcate), rischia di trasformarsi in un disastro ambientale. «Un danno per i fondali dell'isola c'è già, molto contenuto ma innegabile – sottolinea Clini – si tratta di evitare il peggio e per questo stiamo esaminando il piano di svuotamento dei serbatoi predisposto dalla compagnia armatrice». Sarà una lotta contro il tempo e contro le leggi della fisica che tendono a far precipitare la Concordia negli abissi del mare. La sfida in prospettiva più importante si gioca su questo fronte, accanto al lavoro della macchina dei soccorsi (che si andrà fatalmente esaurendo) e alla partita giudiziaria appena iniziata (tre le inchieste aperte e un indagato principale, il comandante della nave Francesco Schettino, agli arresti domiciliari).
Secondo uno studio consegnato a Clini dall'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, la criticità del Giglio apre tre scenari: nel primo caso, lo scivolamento della Concordia non provocherebbe danni ai serbatoi, permettendo di recuperare tutto il carburante anche a profondità elevate; nel secondo, l'affondamento causerebbe la rottura delle cisterne e la dispersione in mare di 2.400 tonnellate di olio combustibile, con conseguenze drammatiche; la terza ipotesi è la peggiore, perché considera la possibilità che la nave non subisca rotture verso l'esterno, ma frantumazioni interne in grado di creare un rilascio continuo e prolungato degli idrocarburi. Sarebbe una catastrofe.

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