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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2012 alle ore 06:42.

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GENOVA
Una prassi consolidata, cara più ai comandanti che non agli armatori ma da questi ultimi, Costa Crociere compresa, normalmente tollerata e sicuramente ben conosciuta. La manovra dell'«inchino», cioè il passaggio sottocosta di una nave per salutare con luci e segnali acustici gli abitanti della zona, oggi è nel mirino perché, effettuata con evidente leggerezza dal comandante della Costa Concordia, è stata la causa del naufragio della nave.
Lo stesso ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, ha affermato che si tratta di «una consuetudine che non può più essere tollerata». A suffragare quanto esplicitato dal ministro, arrivano le parole di un manager internazionale delle crociere e di un comandante. Entrambi, per ragioni di riservatezza, preferiscono non comparire ma spiegano che l'inchino è tutt'altro che raro, anche per le navi cargo.
«Questa pratica – spiega il manager – avviene soprattutto nel Mediterraneo, un mare che si presta agli avvicinamenti sottocosta. Più difficile sarebbe fare l'inchino nelle crociere sui fiordi, perché la Norvegia impone limitazioni severe in tema di navigazione sottocosta. E nei Caraibi la conformazione del territorio le rende difficili». Arduo pensare, spiega invece il comandante, che un armatore non sappia quello che fanno i propri comandanti.
Appare poco convincente, dunque, il fatto che Pier Luigi Foschi, ceo di Costa, abbia negato, nei giorni scorsi, di essere a conoscenza della pratica dell'inchino. Tanto più che in una pagina (ora rimossa) del sito della compagnia, datata 26 settembre 2010, si legge: «Costa Concordia, che per la stagione estiva sta effettuando la crociera "profumi di Mediterraneo", il 30 agosto 2010, ha omaggiato con il suo saluto e con la sua breve sosta nella rada della Corricella, l'isola di Procida, tutto ciò grazie al Comandante Francesco Schettino. L'arrivo della nave è stato annunciato da 10 colpi di mortaio ai quali Costa Concordia ha risposto con 3 fischi di sirena, rituale di saluto. Come lo stesso primo ufficiale di coperta, originario di Procida, ha dichiarato, "Una festa, un atto d'amore e un omaggio alla tradizione marinara che procidani e sorrentini hanno nel dna"». Non solo. La rivista inglese di shipping Lloyd's List, riportando dati satellitari, mostra che, lo scorso agosto, Concordia sarebbe passata a 230 metri dal Giglio. E parla del 14 agosto, non della notte tra il 9 e il 10, in cui, secondo Foschi per una sola volta, è stato concesso alla nave di avvicinarsi al Giglio ma «a non meno di 500 metri».
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