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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2012 alle ore 06:41.

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ROMA
Ancora pochi giorni e si avvierà l'iter per il rinnovo della presidenza di Confindustria. Martedì 24 si terrà la riunione dei past president (presente anche quello in carica) per decidere la rosa di nove nomi, tra i quali la giunta del giorno dopo, mercoledì 25, voterà i tre saggi. I tre prescelti avranno il compito di sondare la base, territoriali, federazioni e categorie, per individuare il nome o i nomi da presentare nella giunta del 22 marzo che dovrà votare il successore di Emma Marcegaglia (sarà sottoposto al giudizio della giunta chi supera il 15% dei voti assembleari). È una corsa oggi a tre: Alberto Bombassei, vice presidente di Confindustria per i rapporti sindacali, presidente della Brembo; Andrea Riello, delegato in Confindustria per la Rappresentanza e presidente del Gruppo Riello Sistemi; Giorgio Squinzi, vice presidente di Confindustria per l'Europa e numero uno della Mapei.
Proprio le candidature di Bombassei e Squinzi per il prossimo mandato al vertice confindustriale secondo Luigi Abete, past president di Confindustria, oggi presidente di Assonime e Bnl-Bnp Paribas, sono la conferma che «Confindustria non va rifondata». Di "rifondazione" di Confindustria ha parlato Bombassei nel suo programma, un documento in dieci punti, inviato il 13 gennaio ai membri di giunta e a tutte le organizzazioni confindustriali (in totale circa 500 destinatari).
«Bombassei e Squinzi sono due imprenditori che rappresentano la migliore impresa italiana, sono a capo di due aziende, Brembo e Mapei, internazionalizzate e innovative. Sono due imprenditori di fatto di prima generazione». Quindi «tutte queste chiacchiere sulla Confindustria in crisi e che va rifondata sono contraddittorie. Se gli imprenditori stessi danno una risposta, se hanno dato la loro disponibilità ad essere leader vuol dire che pensano che Confindustria sia competitiva», ha argomentato ancora Abete. Aggiungendo: «Confindustria è in una posizione evolutiva, ogni 4 anni cambia presidente, cosa che ci consente di applicare ogni volta nuovi criteri sempre ispirati all'innovazione».
Ieri Bombassei, a Trieste, a margine della presentazione dell'accordo (si veda l'articolo in apertura di pagina) tra il Sincrotone e il Kilometro Rosso, è tornato sul rinnovo ai vertici di Confindustria: «Ho amicizia e simpatia per Riccardo Illy, ma la sua candidatura, se ci sarà, è tardiva e non so chi la sosterrebbe, a parte il Friuli Venezia-Giulia». In ogni caso, ha aggiunto, «sarebbe un candidato di tutto rispetto, come lo è Andrea Riello, il giovane rappresentante del Veneto, una regione forte. Mi pare però che abbia la strada in salita. Con rispetto per il Veneto non è sufficiente da solo per poter vincere una competizione come quella di Confindustria».
Bombassei è anche tornato su uno dei punti del suo programma: «Il presidente di Confindustria deve essere una persona che poi non mira a fare politica. Non è che Confindustria debba fare meno politica, non dobbiamo diventare noi politici». Ed ha anche contestato di essere legato alla Fiat: «Esporto l'85% del fatturato, ciò mi garantisce dal non avere intrallazzi». Quanto all'età, «sono anziano, ma non posso essere accusato di cercare un trampolino di lancio». Dopo le parole di Bombassei, Illy, intervenuto alla trasmissione di Lilli Gruber, Otto e Mezzo ha chiarito la sua posizione: «Escludo di candidarmi alla presidenza di Confindustria - ha detto -. È stata l'idea di un amico e tra l'altro Bombassei si è candidato ufficialmente e senz'altro lo appoggerò, perché ha una buona esperienza globale come imprenditore e in Confindustria».
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