Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2012 alle ore 08:13.

My24


Questa volta le ragioni dell'economia, della crescita e dell'occupazione sembra debbano piegarsi alle ragioni geopolitiche e della sicurezza. È data per scontata, infatti, l'approvazione al Consiglio Affari esteri Ue delle nuove misure commerciali contro l'Iran. L'ultimo ostacolo è quello della Grecia, preoccupata di dover sostituire un quarto del suo fabbisogno petrolifero.
I dettagli saranno definiti lunedì mattina, prima del Consiglio, ma le imprese europee e quelle italiane in particolare, sono molto preoccupate. «In qualche caso - spiega Pier Luigi D'Agata, direttore generale di Assafrica, associazione di Confindustria che rappresenta le aziende che operano nel Mediterraneo, in Africa e nel Medio Oriente - l'inasprimento delle sanzioni rischia di tradursi in cassa integrazione per i lavoratori di quelle imprese molto esposte sul mercato iraniano». E al danno economico rischia di aggiungersi la beffa: «Sono misure inefficaci - afferma D'Agata - perché, rinunciando ad un po' di qualità, gli iraniani possono acquistare tranquillamente da altri paesi, la Cina in testa». Paesi che aggirano l'embargo Onu e che possono serenamente ignorare quello europeo. Non è solo la Cina: «Anche Corea e India» spiega Luca Tosto, imprenditore abruzzese del settore energetico che rischia «di dover rinunciare ad una commessa da 30 milioni a cui lavoravamo da 3 anni». «Anche la Turchia ha fatto da tramite sia per le consegne che per i pagamenti» segnala Marco Ternullo, titolare di una società di consulenza specializzata nell'area.
L'Italia è il primo partner commerciale dell'Italia con 5,5 milairdi di euro di interscambio nei primi nove mesi 2011. Al netto delle importazioni di petrolio che sono più del 95% dell'import totale, l'Italia resta comunque il secondo Paese esportatore dopo la Germania, con circa 1,3 miliardi, ma in calo di circa il 15% rispetto allo stesso periodo 2010. Per due terzi sono macchinari per l'industria.
«Al di là delle considerazioni sulla guida politica, l'Iran è in una fase di forti investimenti in infrastrutture e in molti settori industriali. Dispone delle risorse che gli derivano dal petrolio e ha ottimi livelli di scolarizzazione», spiega Paolo Gambuli, dg di Acimac (associazione dei produttori di macchine per ceramica) e Ucima (macchine per il packaging). Un mercato di oltre 70 milioni di abitanti, in forte sviluppo che in un momento di crisi sarebbe una manna per le imprese europe. «Non vogliamo sottrarci ai controlli - dice Gambuli con realismo -: è giusto bloccare la vendita di materiali che possono essere utilizzati dall'Iran per dotarsi del nucleare. Ma su un forno per ceramica o una macchina per fare biscotti non ci possono essere dubbi». Lo stesso vale per le macchine tessili, «un settore al di sopra di ogni sospetto - sostiene Sandro Salmoiraghi di Acimit - che perde quote di mercato mentre altri paesi come Belgio e Germania ne guadagnano. Qualcosa non va: o siamo troppo ligi noi o sono furbi loro...».
Il nodo principale delle nuova sanzioni, al di là del petrolio dell'Eni (si veda il Sole del 10 gennaio), sono le misure finanziarie che rischiano di bloccare i pagamenti, già ora molto difficili. Il timore più grande è che siano retroattive, bloccando anche i pagamenti delle consegne già fatte. «Così si paralizza tutto - dice D'Agata - anche le merci non dual-use che sono il 90-95%».
Un esempio? «Una trentina di aziende del Nord Italia che produce turbine a gas e a vapore per energia elettrica ad uso civile - racconta Salvatore Perrot di Federprogetti - ha 250 milioni di ordini in corso e altri 300 nei prossimi 2 anni. Con le sanzioni sono a rischio 2.500 posti di lavoro, senza contare l'indotto». Questioni che non sfuggono a Bruxelles dove però prevale la realpolitik nel tentativo di gestire con le armi economiche una situazione delicatissima, praticamente alle porte di casa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
APPROFONDIMENTI ON LINE Le misure europee contro l'Iran sul blog Il Paese delle imprese

Shopping24

Dai nostri archivi