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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2012 alle ore 08:12.

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La prossima settimana si avvierà l'iter che porterà alla nomina del prossimo presidente di Confindustria, al posto dell'attuale leader, Emma Marcegaglia. Martedì 24 si terrà la riunione del past president, (presente anche la Marcegaglia) che individuerà una rosa di nove nomi tra i quali la giunta di mercoledì 25, sceglierà i tre saggi.

E cioè i tre che avranno il compito di sondare la base e individuare il nome o i nomi da sottoporre al voto della giunta del 22 marzo (chi avrà superato il 15% dei voti di assemblea). Dopodichè il prescelto presenterà nella giunta di aprile squadra e programma e il 23 maggio sarà eletto dall'assemblea privata, per fare l'esordio il giorno dopo, all'assemblea pubblica.

Ad oggi i nomi in corsa sono tre: Alberto Bombassei, vice presidente Confindustria per i rapporti sindacali e numero uno della Brembo; Andrea Riello, delegato in Confindustria per la rappresentanza, presidente del Gruppo Riello Sistemi; Giorgio Squinzi, vice presidente Confindustria per l'Europa e numero uno della Mapei. Su Bombassei e Squinzi due past president di Confindustria, come Antonio D'Amato e Giorgio Fossa, esprimono giudizi positivi, in due interviste all'Ansa. «Si tratta di imprenditori di primo piano che hanno saputo fare bene con le loro aziende, uomini di mercato con una loro autonomia e l'imprenditorialità necessaria per rappresentare al meglio il mondo industriale», commenta D'Amato. «Due nomi importanti, due imprenditori leader mondiali: hanno tutte le caratteristiche per fare il prossimo presidente di Confindustria», dice Fossa.

D'Amato e Fossa aggiungono altri elementi nella descrizione delle caratteristiche del prossimo numero uno: «Il paese - è l'opinione di D'Amato - ha bisogno di cambiamenti, la modernizzazione del sistema Italia è stata per anni una delle bandiere confederali. Oggi però c'è bisogno di fare di più anche in Confindustria, per essere più competitivi. Il presidente giusto sarà chi meglio riuscirà a rendere Confindustria vera protagonista del cambiamento del paese».

Secondo Fossa «Confindustria si rinnova ad ogni elezione, nessun presidente è uguale al predecessore. Ognuno ha le sue posizioni e poi ci sono le situazioni del momento. Programmare troppo e troppo presto non sempre funziona. In questa fase difficile più che programmare il prossimo presidente dovrà avere caratteristiche di grande abilità, di grande fiuto per capire di volta in volta la situazione che avrà di fronte». E promuove come i migliori Luigi Abete «ha saputo fare il presidente durante Tangentopoli, problemi nuovi ogni giorno» e la Marcegaglia «non poteva immaginare di gestire la peggior crisi economica, Confindustria ha mantenuto un ruolo da protagonista, dicendo cose che sono state anche recepite».

I due past president parlano anche dell'articolo 18: «la riforma - dice D'Amato - rappresenta uno dei nodi fondamentali, anche se non l'unico, per rendere il paese competitivo e moderno». Per Fossa il tema non peserà sul rinnovo al vertice: «C'è dibattito interno, ma Confindustria quando esce ha una sola faccia». D'Amato ha smentito una ricandidatura: «Per essere presidenti di Confindustria bisogna essere indipendenti nel cuore, nella testa e nella tasca. Chi fa rappresentanza nel mondo industriale deve saper tornare in azienda e dimostrare di essere un buon imprenditore».

(N. P.)

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