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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2012 alle ore 16:40.

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MILANO. Un altro pezzo dell'alimentare italiano finisce nell'orbita di gruppi esteri, anche se la nuova proprietà ne moltiplicherà le capacità distributive e aprirà nuovi mercati. Questa volta è il turno di Ar Industrie Alimentari, primo produttore italiano di pomodoro pelati, che passa sotto il controllo della società anglo-nipponica Princes Ltd, facente capo al gigante Mitsubishi corporation.

Princes era già presente da 10 anni nell'azionariato di Ar Alimentari con una quota del 7% ma nei giorni scorsi ha siglato un accordo che le permette di salire al 51% per cento. Secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, domani la notizia verrà comunicata ufficialmente dai due contraenti anche se per il closing bisognerà attendere ancora un po'. Sul deal però c'è il consenso delle banche con cui il big del pomodoro è esposto, principalmente Unicredit e Intesa Sanpaolo.

Quali i motivi della cessione? L'azienda italiana ha fatto il passo più lungo della gamba, investendo un'ottantina di milioni nella costruzione del mega stabilimento di Foggia, tra i più grandi e moderni d'Europa, e andando in apnea finanziaria. E in un business dove i margini sono risicati.
Dall'ultimo bilancio disponibile di Ar Alimentari, quello del 2009, emergono ricavi per 272 milioni (+7%), un Mol di 30 milioni e utili per 13,7 ma debiti finanziari per 127 milioni (91,7 l'anno prima), di cui 83 a breve, e cassa pressoché prosciugata. Alcuni analisti sostengono che «stante la situazione, la confluenza del gruppo campano nel colosso europeo è stata la scelta più saggia. Anche perché la proiezione internazionale ne risulterà rafforzata».

Ar Alimentari fa capo, attraverso Cofinvest, all'imprenditore napoletano Antonino Russo, 81 anni il prossimo 11 febbraio, che, in 50 anni, ha costruito l'impero del pomodoro: circa 300 milioni di fatturato, con stabilimenti in Campania e in Puglia a Borgo Incoronata, a due passi da Foggia: solo il 20% delle vendite del gruppo è realizzato in Italia, il resto in Inghilterra, Germania, Francia e Africa.

La Princes invece è controllata, da oltre 30 anni, da Mitsubishi corporation: in questo periodo ha realizzato 22 acquisizioni, dispone di 11 stabilimenti, fattura 1,6 miliardi, di cui metà con marchi propri, e si colloca nel gotha delle società europee a maggiore crescita.

Il caso Ar Alimentari è però solo l'ultimo in una lunga lista di acquisizioni: qualche settimana fa la storica casa piemontese dei Gancia è finita nell'orbita del re della vodka Roustam Tariko, l'anno scorso l'affondo dei francesi di Lactalis sulla Parmalat mentre negli anni precedenti le prede più ambite sono state i formaggi Galbani, Cademartori e Locatelli, i dadi e le minestre di Star, gli oli di Bertolli, Carapelli e Sasso, la pasta Buitoni, i cioccolatini Perugina.

La notizia del deal è stata addirittura anticipata dal mondo agricolo. «I pomodori pelati sono il simbolo dell'Italia a tavola - sottolinea Sergio Marini, presidente di Coldiretti - ma in un solo anno sono stati ceduti all'estero tre pezzi importanti del Made in Italy alimentare che sta diventando una appetibile terra di conquista per gli stranieri. Un processo favorito dalla crisi di fronte al quale occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana».

Diverso il punto di vista di Annibale Pancrazio, presidente di Anicav, l'associazione delle imprese conserviere: «Del presunto deal non sappiamo nulla – sostiene – anche se Ar Alimentari è tra i principali associati. In generale però il pomodoro è un prodotto internazionale e non interessa che il controllo societario sia di un paese Ue piuttosto che di un altro. È invece importante che si garantisca la produzione italiane e i posti di lavoro».

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