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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2012 alle ore 08:04.

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Qualcosa sembra davvero muoversi nell'ingessato mondo dei servizi. Questo primo pacchetto sulle liberalizzazioni è stato accolto come l'avvio effettivo della cosiddetta 'fase 2'. L'obiettivo dichiarato è quello della crescita che dovrebbe trovare linfa in un'accresciuta competitività, frutto di un nuovo sistema dei servizi liberato dagli steccati difensivi delle caste, fatti di carta bollata e di licenze.

Sono così emersi, negli anni, impedimenti burocratici e di potere trasformatisi in veri e propri catenacci contro l'accesso dei giovani negli spazi presidiati da professionisti o commercianti di vecchia data. Per certi aspetti, quella delle liberalizzazione potrebbe essere la vera riforma del mercato del lavoro, intesa come impegno ad allargare gli spazi occupazionali, da affiancare a quello per la protezione di chi un lavoro ce l'ha già. Le due operazioni devono muoversi di pari passo se vogliamo davvero che il lavoro e la crescita in Italia assumano, finalmente, un segno positivo.

Ma un progetto forte di liberalizzazione non può esaurirsi in un, pur encomiabile, allentamento dei vincoli all'esercizio di alcune attività. Serve che nei prossimi mesi, nell'attuazione di queste misure e nell'approvazione di ulteriori, si attui un disegno strategico, in grado di coinvolgere tutte le forze produttive del Paese in uno sforzo nuovo e coordinato che tenga conto dell'evoluzione dei tempi. In questo senso, bisogna attivarsi per dare vita ad una società dei servizi h24, in piena sintonia con l'affermazione di nuove relazioni che nascono e si sviluppano nel sistema del web 2.0. Partendo dall'esperienza, ormai consolidata, di interazioni sempre più dinamiche che fanno di internet il nuovo luogo degli scambi di servizi, si può immaginare di costruire un meccanismo analogo anche per quelle attività che si esplicano oltre il profilo della realtà virtuale.

Un modello di liberalizzazioni in grado di offrire un'offerta diffusa ed efficiente di servizi al cittadino lavoratore, scevro da vincoli spaziali e temporali, improntato ad una competitività in grado di incidere positivamente su occupazione e produttività rappresenterebbe un'autentica svolta. Non si può procedere a 'spizzichi e bocconi' magari ampliando l'orario di apertura dei negozi ma non ponendosi, nel contempo, l'obiettivo di realizzare analoghe misure per altri servizi alla collettività, dalle banche, alla richiesta di un certificato ad un'analisi medica. Dobbiamo puntare ad allargare il mercato dei servizi e non a soluzioni rattrappite sull'esistente.

La ricetta per lo sviluppo è anche crescita del mercato dei servizi. In questo quadro, sarebbe possibile fondare una nuova organizzazione del lavoro su modelli contrattuali realmente flessibili esaltati da una crescita salariale e occupazionale, utile non solo ai lavoratori ma all'economia del Paese.
L'autore è segretario confederale Uil

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