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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2012 alle ore 08:33.

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Una mail inviata il 13 gennaio ai quasi 200 membri di giunta e alle 267 organizzazioni associate, tra territoriali e di categoria. Alberto Bombassei, vice presidente di Confindustria con la delega per i rapporti sindacali, ha messo nero su bianco un documento di dieci pagine con il suo programma di candidato alla prossima guida della confederazione, da maggio di quest'anno a maggio del 2016. "Quattro anni d'impegno per Confindustria e per l'Italia", è il titolo del testo, articolato in 10 punti ed accompagnato da una lettera di due pagine.

La prossima settimana si avvierà formalmente l'iter della procedura per la nomina di chi prenderà il posto di Emma Marcegaglia. Martedì 24 gennaio ci sarà la riunione dei past president, presente anche la Marcegaglia, per individuare una rosa di nove nomi tra cui, il giorno successivo, la giunta di Confindustria selezionerà, votando, i nomi dei tre saggi.

I saggi cominceranno a consultare la base e nella giunta del 22 marzo sarà votato il nuovo presidente (sarà portato in giunta il nome o i nomi di chi supererà il 15% dei voti di assemblea). Dopodichè il futuro presidente presenterà programma e squadra alla giunta di aprile, per essere nominato all'assemblea privata di maggio e tenere il primo discorso ufficiale a quella pubblica (si terranno il 23 e il 24 maggio).

In corsa per la presidenza ci sono altri due nomi: Giorgio Squinzi, vice presidente di Confindustria per l'Europa, oltre che numero uno dell'azienda chimica Mapei, ed Andrea Riello, che ha la delega per la Rappresentanza e guida il gruppo Riello Sistemi.

«Caro collega», esordisce Bombassei nella lettera allegata al documento, confermando nelle prime righe che si sente di «accettare» la proposta di candidatura alla presidenza di Confindustria che nei mesi scorsi gli è stata sollecitata da «tanti imprenditori di ogni categoria e territorio». La sua Confindustria, in caso di elezione, avrà una «squadra ristretta». E il numero uno della Brembo lo dice subito: «chi rappresenta gli imprenditori non deve aspirare ad alcun ruolo politico». Rappresentare gli interessi delle imprese significa lavorare per il bene del paese: e con questa premessa Bombassei ritiene che Confindustria debba tornare al «ruolo originario di pura rappresentanza degli interessi delle imprese».

Gran parte del decalogo è dedicato alla «rifondazione» di Confindustria. «Siamo invecchiati, rischiamo di non essere più tra i principali attori del rinnovamento», mette nero su bianco. Bombassei apre il documento descrivendo il mondo che cambia, con l'Italia arretrata rispetto a paesi concorrenti come la Germania. «Dobbiamo salvare l'Italia, semplificando e ammodernando tutto il sistema sociale, giuridico e burocratico». L'Italia ha un forte settore manifatturiero, e il numero uno della Brembo lo sottolinea, ma la sfida globale impone alle aziende di essere più forti, internazionalizzate e intelligenti. In questa «società che deve rimettersi al lavoro», come afferma uno dei capitoli del testo, ecco la sfida della futura Confindustria. Servono relazioni industriali diverse, con una «scatola degli attrezzi» dalla quale ogni impresa possa scegliere il modello di contrattazione «più coerente alle proprie esigenze». Bombassei ritiene che sia sbagliato non essere associati: «appartenere a Confindustria è un valore». Bisogna trovare nuove regole per la contrattazione «superando resistenze e rifiuti».

Ma bisogna anche cambiare Confindustria. Serve una confederazione più efficiente e dinamica, che colga in modo tempestivo le esigenze delle imprese. Una Confindustria «più professionale, meno burocratica, austera e autorevole». Essere più credibili in Europa, avere un programma quadriennale per l'internazionalizzazione, e semplificare la struttura, troppo frammentata: sono 267, scrive Bombassei, le organizzazioni associate. Serve un modello organizzativo snello, che possa essere presentato anche in inglese.

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