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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2012 alle ore 14:37.

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"La ruota gira" e Chrysler potrebbe diventare "il salvatore" di Fiat. Lo scrive il Wall Street Journal, sottolineando l'ironia della sorte: nemmeno tre anni fa il gruppo americano è uscito dalla bancarotta, salvato dalla casa torinese. Oggi, la più piccola delle Big Three di Detroit traina gli utili della Fiat e "potrebbe dare il cash flow" per il suo rilancio.

Fiat ha ormai il 58,5% di Chrysler, dopo che, il mese scorso – ricorda il Wsj - "semplicemente mandando una lettera" al Tesoro Usa, ha promesso di fabbricare nel 2013 una Dodge Dart a basso consumo, ottenendo così un altro 5% di Chrysler.

I risultati annuali diffusi mercoledì sono i primi con il consolidamento dei conti del produttore americano. Chrysler – nota il Wsj - ha dato un contributo "chiave" di circa un miliardo di euro al trading profit, avendo registrato un aumento delle vendite del 26,2%.

"Sfortunatamente", continua l'articolo di Spencer Jakab, "gli analisti sono più preoccupati della situazione patrimoniale di Fiat che del suo conto economico". Il debito industriale netto di 5,8 miliardi di euro, un rating creditizio debole e un mercato interno dove i titoli pubblici hanno rendimenti intorno al 6% rendono "duro" fare grandi investimenti di capitale, rileva il Wsj. E sull'azienda pesano i problemi economici dell'Italia.

"Afferrare il resto di Chrysler", che appartiene al fondo sanitario gestito dal sindacato Uaw, "è per ora al di là dei mezzi di Fiat". "E questo è un peccato", osserva il Wsj, "poiché la scommessa migliore per Fiat sarebbe di agganciare il suo carro ancora più saldamente all'America con una fusione piena". E' vero che Chrysler ha solo una quota del 10,7% del mercato Usa, "ma la Fiat è ancora più mingherlina" con una quota del mercato europeo del 6,5% nel terzo trimestre (e il 29,9% del mercato italiano), appena abbastanza per avere il settimo posto. Un grafico che mostra le quote di mercato Fiat definisce il gruppo italiano "il malato d'Europa".

Chrysler, comunque, argomenta Jakab, "è solo un pezzo del puzzle". Con due milioni di veicoli venduti ogni anno, il gruppo Fiat-Chrysler resta sottodimensionato. Lo stesso Sergio Marchionne dice che per sopravvivere una casa automobilistica globale deve essere grande almeno il triplo.

La migliore chance per Fiat sarebbe quindi di metter su peso e tagliare drasticamente i costi, eventualmente con un'alleanza con il gruppo francese Psa Peugeot-Citroen, "se Parigi permettesse una cosa del genere".

Tagliare i costi in modo così spietato tuttavia "non è molto europeo", nota Jakab. "Di qui le voci che Fiat potrebbe abbracciare l'America ancora di più facendo l'importante passo di trasferire il suo domicilio negli Stati Uniti". La conclusione (in forma interrogativa) è un saluto in italiano: "Ciao Italia?".

Intanto in Francia, Les Echos segnala in un titolo le dichiarazioni fatte martedì dal presidente Fiat John Elkann: "Lo stato del mercato dell'auto nel 2012 richiede di ripensare la strategia di Fiat" su come proseguire.

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