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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2012 alle ore 06:41.

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Parlare di emergenza, almeno per ora, sarebbe eccessivo. Ma sapere che – ormai da due giorni – Mosca non riesce a soddisfare interamente le nostre richieste di gas senza dubbio preoccupa. Se non altro perché riporta alla mente gli inverni del 2006 e del 2009, quando le dispute tra Mosca e Kiev avevano praticamente azzerato la nostra maggiore fonte di approvvigionamento energetico.
Secondo i dati forniti da Snam Rete Gas, martedì al punto di ingresso di Tarvisio mancavano all'appello 8 milioni di metri cubi di gas russo, rispetto ai 106 che avevamo richiesto. Ieri il divario si è ampliato: invece di 108,3 milioni di metri cubi, nel pomeriggio si stimava che ne sarebbero arrivati non più di 96,2 milioni. Una differenza di oltre l'11 per cento.
A giustificare il calo delle forniture stavolta non c'è nessuna "guerra del gas" tra Mosca e i suoi clienti, anche se a dire il vero l'Ucraina è di nuovo in qualche modo protagonista della vicenda: la morsa di freddo polare che sta investendo tutta l'Europa sembra avere proprio lì il suo epicentro. La Repubblica sul Mar Nero conta il più alto numero di vittime per il maltempo di questi giorni: solo ieri sono morte una quarantina di persone.
A causa del freddo, che aumenta le esigenze di riscaldamento, i consumi di metano si stanno comunque impennando un po' ovunque in Europa. E Gazprom evidentemente non riesce a starvi dietro, anche se assicura di non aver finora violato gli impegni contrattuali con nessuno dei suoi clienti. Compresa l'Italia, che è uno dei più assidui, con 17,1 miliardi di metri cubi acquistati l'anno scorso, il 31% in più rispetto al 2010 (complice l'interruzione delle forniture dalla Libia) e pari a oltre un terzo delle nostre importazioni.
Il colosso russo del gas ci tiene a mettere in chiaro che sta facendo il massimo sforzo per soddisfare le richieste degli importatori. «Gazprom – afferma un comunicato diffuso ieri – sta facendo ricorso a tutte le linee di trasporto possibili. In particolare, il gasdotto Blue Stream da metà gennaio sta operando al pieno della propria capacità e i volumi di gas consegnati attraverso il gasdotto che collega la penisola dello Yamal e l'Europa sono cresciuti del 20% a partire da metà della scorsa settimana».
I contratti take-or-pay che ci legano ai fornitori russi prevedono in effetti un margine di flessibilità, di solito intorno al 10%, al di sopra o al di sotto dei volumi di gas concordati. Gazprom confida probabilmente di riuscire a restare nei limiti consentiti. E i clienti per ora non si lamentano, benché le loro rischieste non siano soddisfatte appieno (oltre all'Italia, denunciano forniture ridotte anche Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria).
«Tutti sono riusciti a sostituire le forniture mancanti», ha assicurato Marlene Holzner, portavoce del commissario Ue all'Energia Günther Oettinger.«Sul mercato c'è parecchio gas e siamo fiduciosi che l'offerta si potrà redistribuire».
Da Snam fanno notare che in un periodo di freddo così intenso ciò che sta accadendo è «abbastanza fisiologico». Il gas non consegnato, inoltre, è davvero poco: i nostri consumi si aggirano oggi intorno ai 400 milioni di mc al giorno. Se dalla Russia ne arrivano 8-12 milioni in meno sostituirli non è un problema. Per fortuna le forniture dalla Libia sono tornate regolari. E anche quelle dall'Algeria e dalla Norvegia stanno arrivando senza problemi. Qualche difficoltà – si spera temporanea – sta interessando i rifornimenti di Gas naturale liquefatto: il maltempo ieri ostacolava lo scarico delle navi presso il rigassificatore offshore di Porto Viro (Rovigo). Ma l'Italia dovrebbe riuscire a superare questo periodo critico semplicemente attingendo agli stoccaggi (ieri abbiamo prelevato 138,1 invece dei previsti 105,5 milioni di mc).
«Va tutto bene perché a monte tutto va male», ironizza Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. La crisi economica ha ridotto i consumi e, complice anche un inverno fino a poco fa piuttosto mite, le scorte sono altissime: intorno al 65% della capacità di stoccaggio, mentre non è insolito che in questo periodo dell'anno scendano fino al 30 per cento. «Se la riduzione delle forniture russe non dura troppo a lungo, il sistema può reggere bene – dice Tabarelli –. Ma anche questa vicenda dovrebbe farci riflettere sui limiti del nostro sistema. Le nostre centrali elettriche sono troppo dipendenti dal gas importato».
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