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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2012 alle ore 18:53.

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Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni (Imagoeconomica)Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni (Imagoeconomica)

Segretario Bonanni, il governo Monti cercherà di fare la riforma del mercato del lavoro insieme alle parti sociali, ma in assenza di un accordo l'Esecutivo è pronto ad agire da solo. Siete in grado di cogliere la sfida?
Credo vi sia stata troppa enfasi, per fini mediatici, a questa affermazione che non mi pare una novità. Il Governo fa bene a stimolare, a chiedere di fare di più, ma sarebbe un errore irridere o scavalcare le parti sociali. Dal canto nostro sbaglieremmo a non raccogliere la sfida, ci sono le condizioni per far sì che le parti sociali trovino soluzioni all'altezza dei problemi. Sta emergendo un'indicazione univoca su temi come l'apprendistato o il contratto d'inserimento, su come utilizzare meglio il lavoro somministrato, mettendo all'angolo le forme surrettizie di flessibilità come le false partite Iva. Questi abusi trasformano la flessibilità in precarietà.

L'articolo 18 continua a dividere. Come replica al premier che lo considera un freno agli investimenti?
Da anni parlo con gli imprenditori di tutto il mondo e non ho mai sentito nessuno dire che non investe in Italia a causa dell'articolo 18. Piuttosto si lamentano per i tempi infiniti della giustizia, per il livello di tassazione, il costo dell'energia esorbitante, le infrastrutture insufficienti, la corruzione, la burocrazia che non obbedisce agli interessi generali, i servizi delle municipalizzate cari e inefficienti, le difficoltà nell'accesso al credito. Spero che il Governo non faccia l'ennesima sceneggiata con la Ue per evitare di affrontare i veri problemi.

Veramente sono stati prima una lettera della Banca centrale europea, e poi l'Unione europea a sollecitare le riforme, indicando tra le norme da cambiare quelle sulla flessibilità in uscita.
Quelle lettere in realtà le hanno scritte gli italiani. Vorrei che la classe dirigente si occupasse con la stessa enfasi dei veri nodi che ostacolano gli investimenti. A Monti, che è un profondo conoscitore della Ue, chiedo se non ritiene che serva anche in Italia una disciplina che tuteli dagli abusi e dalle discriminazioni nel mondo del lavoro.

Al tavolo tutti sono d'accordo sul mantenimento delle tutele dai licenziamenti discriminatori. rede sia possibile ragionare sul resto?
Se l'articolo 18 è un ostacolo per alcune inefficienze parliamone. Siamo disponibili ad una robusta manutenzione, ma non all'abolizione che indebolirebbe le tutele dagli abusi e dalle discriminazioni. Ci sono problemi come le lungaggini dei processi, su cui si può intervenire con norme forti che riducano drasticamente i tempi. Tiriamo fuori dall'area dell'articolo 18 questioni come i licenziamenti economici, nella parte che si presta a distorsioni in caso di ricorso alle vie giudiziarie. Troviamo soluzioni per evitare che si allunghino con artifici i tempi, danneggiando lavoratori e aziende. In caso di prolungamento eccessivo dei tempi, lo Stato potrebbe farsi carico del costo dell'inefficienza. Ma il Governo non può essere più realista delle imprese che considerano una robusta manutenzione la scelta più idonea.

Quali sono i punti su cui ritiene vi sia maggiore condivisione al tavolo?
C'è sintonia sulle forme principali di sostegno al reddito. Serve un intervento di restyling per rendere più efficiente il sistema. Credo ci si possa mettere d'accordo su soluzioni anche drastiche per assicurare che il periodo in cui si usufruisce di un ammortizzatore sociale venga usato per l'aggiornamento professionale, fino alla perdita dell'indennità in caso di rifiuto di un lavoro. C'è bisogno di un meccanismo deterrente, penso si possano trovare soggetti al di fuori dei consueti e spesso inefficaci sistemi di controllo, con un maggior coinvolgimento delle agenzie interinali, entità ben strutturate che possono attivare meccanismi virtuosi. Tanto più rendiamo questi sistemi di sostegno al reddito trasparenti ed efficaci, tanto più la loro funzione sarà conservata.

Con il ministro Fornero si sono avvicinate le posizioni su questo tema?
Anche il ministro si è detto d'accordo con la richiesta di proseguire con l'attuale sistema basato sul meccanismo assicurativo, sostenuto dalle imprese. Rifiutiamo altri sistemi troppo votati all'assistenza, che qualche volta danno luogo a truffe, come accade in agricoltura o con il reddito minimo garantito. Il meccanismo assicurativo va esteso alle piccole aziende che dovranno farsi carico del finanziamento degli ammortizzatori, oggi finanziato dalla cassa in deroga.

È pentito dell'endorsement da lei fatto a favore del governo tecnico alla vigilia della nomina di Monti?
Resto un estimatore di Monti, tuttavia bisogna fare di più per la crescita. Il Governo dovrebbe aprire il capitolo fisco per dare un segnale a pensionati e lavoratori, dopo i salassi delle ultime manovre, rafforzando anche la detassazione sulla produzione e produttività. Noi abbiamo interesse a fare le riforme, il Governo deve aiutarci senza creare contrapposizioni che prestano il fianco ad ambienti torbidi. Ci vuole responsabilità da parte di tutti e più sobrietà nelle battute.

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