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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2012 alle ore 14:41.

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Non è una battaglia chisciottesca quella ingaggiata dagli abitanti di Villamayor de Santiago (Cuenca), piccolo comune di 3mila anime della Castiglia-La Mancia. Contro i mulini a vento non combattono, anzi: in un autentico molino hanno allestito un muso etnografico. Contro i giganti, in un certo senso, invece sì.

Il ritorno delle vecchie monete
Nella terra del famoso queso manchego, Villamayor –che può menar vanto delle sue tre aziende casearie – vede un terzo della popolazione disoccupata. Lavoro scarso, pochi euro a far girare l'economia locale. Così dopo l'ultimo Natale i negozianti hanno deciso una piccola svolta. Per un mese – si son detti – facciamo affari in pesetas. «Abbiamo capito che non c'erano euro nelle tasche dei nostri clienti», confessa Luis Miguel Campayo, a capo dell'associazione dei commercianti.

Però forse gli abitanti – specie quelli più anziani – potevano conservare ancora le vecchie monete. Infatti. «Le persone mantengono un legame romantico con il passato» (che ritorna). Trenta negozianti hanno accettato l'idea. «Ha cominciato ad arrivare un sacco di gente», racconta il farmacista José María Caballero, anche con biglietti di grosso taglio, da 5mila pesetas (30 euro) e l'immagine del re Juan Carlos. Ma per la maggior parte sono affluite piccole monete da 50, 100, 500 pesetas.

La campagna è andata così bene che – scaduto il termine iniziale del mese di gennaio – si è deciso di estenderla anche a febbraio. Perché le vendite hanno superato il milione e 200mila pesetas (circa 7mila euro), e raccolto clienti da tanti paesini limitrofi. Vuoi vedere quante monete del vecchio conio giacciono ancora dimenticate nelle giacche dismesse o in fondo ai cassetti? Quando l'iniziativa sarà davvero finita, Campayo andrà a Madrid a cambiare le pesetas in euro, e tornerà per distribuire i ricavi (calcolatrice alla mano). Il cambio è quello del 2002, quando anche la Spagna passò alla valuta europea. Al contrario di altri paesi che hanno messo una scadenza, come in Italia, il Banco de España della capitale iberica consente ancora la sostituzione della peseta: si stima che ce ne sia in giro per un valore pari a 1,5 miliardi di euro.

Una stima simile a quella fatta ad agosto 2011 dalla Banca d'Italia in riferimento alle lire: 1,3 miliardi di euro, cioè 2500 miliardi della nostra vecchia moneta. Che il Dl 201/2011 "salva Italia" ha prescritto anticipatamente: da dicembre le lire non valgono più, se non per affetto, collezionismo o numismatica. Ma fino all'ultimo è stato anche qui un susseguirsi di negozi dove era ancora possibile pagare con Volta e Montessori, dai negozi d'abbigliamento ai benzinai, alle poste private. Contro la crisi dell'euro, certo.

La nascita di nuove monete
Stesso principio che in Francia ha spinto Jean-François Marques e altri due amici a lanciarsi nella creazione di una nuova moneta, l'Occitan. Marques, 46 anni, "bistrotier utopista" ed editore del mensile gratuito «blablablah» a Pézenas (Hérault), ha definito la scelta «un atto di militanza e solidarietà». Il biglietto color porpora l'ha immaginato 2 anni fa, quando era presidente dei commercianti di questa cittadina di circa 9mila abitanti: per promuovere il mercato "bio", favorire l'economia locale e affrancarsi dalle banche. «Il denaro – dice - è come una vite in un ecosistema: se una pianta sia ammala, tutta la vigna muore». E ancora: «Occorrerebbe una moneta per speculare, un'altra per gli scambi, e una terza per il cibo». Un occitan vale un euro: ci sono biglietti da 1,2,5,10 con numero di serie, data di validità, immagine di Molière su sfondo di croci occitane, motto: «Liberté, Parité, Communauté». Non un palliativo alla valuta europea ma un soldo complementare, affermano i commercianti: l'utopia è una affare serio. Nel 2011 si contavano già 250 consumatori aderenti al progetto, che han fatto circolare 6mila occitans. La rete raccoglie 48 affiliati tra negozi e ristoranti: la moneta non è fuorilegge, ma supportata dall'associazione TAT (terre à terre), creata all'uopo.

Come altre associazioni, sempre in Francia, supportano altre monete. A Brest circolano biglietti da 1,2,5,10,20 Héol, introdotti dall'Associazione per lo sviluppo dell'economia sociale e solidale (Adess). Voce di chi cerca un mezzo di scambio economico più rispettoso delle persone e dell'ambiente: è stato messo in circolazione l'equivalente di 20mila euro (anche qui 1 heol=1 euro). Destinato ai pagamenti nelle strutture e nei negozi aderenti alla rete. Stessa cosa accade con il Sol Violette a Tolosa, l'Abeille a Villeneuve-sur-Lot, la Mesure a Romans.

In Italia abbiamo avuto altri esempi del genere. Di recente, ai soldi "materiali" si sono affiancati i soldi "virtuali" e a "chilometro zero", nati in Sardegna ma solo per il pagamento tra aziende (almeno per il momento). I Sardex - ideati da tre ragazzi nel 2009 – hanno raccolto centinaia di aziende affiliate. «La ricchezza resta sul territorio – ha detto il presidente della società Gabriele Littera, intervistato da Riccardo Luna – e vengono valorizzati i prodotti locali». Con l'obiettivo in 10 anni di transare il 10% dell'economia sarda. Mentre in Sicilia sta partendo un network gemello che si chiama Sicanex, i Sardex diventeranno fra qualche mese una moneta per consumatori. Un'altra sfida all'euro.

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