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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2012 alle ore 08:44.

Saranno pure un frammento di realtà (virtuale) e non odoreranno di catena di montaggio ma le app - i software a forma d'icona che scarichiamo sui nostri cellulari – iniziano ad avere i loro "distretti" come i settori industriali più classici. È la dimensione sociale e digitale del quarto capitalismo, dove alla media impresa che per vocazione internazionalizza si sostituiscono micro-realtà obbligate a trasformare le idee in prodotti digitando, giorno e notte, righe di codice. Come si fa nei "garage" della Silicon Valley.
Lontani da San Francisco, dalla Sardegna alla Puglia, dalla Basilicata a Roma fino a Milano, in Italia la app economy vale ancora poco ma sta crescendo a ritmi impressionati: nel 2011 si parla di un fatturato di 60 milioni di euro, secondo Andrea Rangone del Politecnico di Milano. Un giro d'affari che potrebbe salire a 100 milioni già quest'anno.
Il distretto delle app che non ti aspetti è quello della Sardegna, dove invece esiste da anni un humus digitale, quello creato da Tiscali a partire dagli anni Novanta, una filiera pronta a riconvertire il sogno in declino dell'internet gratuito in contenuti da fruire in mobilità. A una ventina di minuti da Cagliari, a Pula, ci sono gli uffici della Xorovo, azienda fondata da Salvatore Carta, classe 1971, docente di sistemi operativi che "costruisce" le app e che fattura già mezzo milione di euro. Tra i prodotti di maggior successo di Xorovo («Orovo era il colle dove mio nonno portava l'asino», racconta il professor Carta), c'è Virtual Interior Design, una app per arredare la propria casa con mobili virtuali partendo dalle fotografia del proprio appartamento. Ma a Cagliari c'è anche l'incubatore di Mario Mariani, ex amministratore delegato di Tiscali, che spiega come il ruolo della sua società sia un po' quello di «nursery delle start up». E tra Verona, la Sardegna e la Silicon Valley è nata Paperlit, dall'idea di Gionata Mettifogo, grazie anche allo "zampino" finanziario dello stesso Mariani. Da startup Paperlit è diventata una delle aziende leader che sta portando su formato digitale per iPad quotidiani e periodici, a partire da testate come il New York Magazine. Aziende che nell'isola trovano anche supporto nel centro hi-tech Sardegna Ricerche, controllato dalla Regione e dedicato proprio al mondo dell'innovazione e delle piccole imprese.
Su al Nord (ma con una sede anche a Cagliari) c'è la classica multinazionale tascabile, la Applix di Claudio Somazzi, tra i creatori negli anni Ottanta di Deejay Television, con sede a Gorgonzola, in provincia di Milano. Applix ha realizzato una app per fare le app. Si chiama App do it e con meno di 100 euro permette di portare le proprie idee sui diversi store digitali, da quello della Apple al marketplace di Google. Con un occhio alla Borsa visto che Applix, con i suoi 5 milioni di ricavi (tra gli investitori anche il fondo AngeLab della famiglia Moratti), potrebbe in futuro imboccare la strada della quotazione.
Milano capitale nel venture capital (non solo) sulle app, sebbene il mercato sia ancora molto piccolo. Tra i fondi e gli incubatori più importanti ci sono 360 Capital Partners di Fausto Boni, Digital Magics di Enrico Gasperini, Dpixel di Gianluca Dettori. E sempre di Milano, anzi di Bucciasco, è Gianluca Falasca, ex dirigente di Accenture convertitosi alle app. È lui l'autore di What's on Air, un programmino che passa al setaccio, in tempo reale, tutte le radio digitali del mondo alla ricerca dell'autore che si vuole ascoltare. Alessandro Bruzzi, 25enne di Piacenza ha creato invece Yoodeal, una sorta di Groupon italiano, in realtà un aggregatore di sconti. A Roma Alessandro Furlan ha messo in piedi Rome Mvr, che consente di visualizzare lo stato dei principali siti archeologici tramite la "realtà aumentata". Funziona così: si punta l'iPhone su uno scavo e si vede la ricostruzione storica in 3D grazie alla modalità "salto nel tempo". Ancora più a Sud, a Matera, è stata ideata una delle app di maggior successo dell'ultimo periodo: è Apps Gratis di Daniele Leone che tiene sott'occhio le variazione dei prezzi delle app selezionando quelle che diventano gratuite. E ci sono anche le app "sociali", come quella di Alberto Muritano di Reggio Calabria: si chiama ePart Mobile e dà la possibilità di segnalare problemi e disservizi sul territorio. Quel territorio dove le app iniziano a trovare i loro distretti. Alla faccia della crisi.
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