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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2012 alle ore 07:46.

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ROMA - Prosegue a singhiozzo la trattativa sul decreto liberalizzazioni. Le sedute della commissione Industria del Senato in programma ieri sono state sconvocate dopo il protrarsi del difficile lavoro di cucitura dei relatori Filippo Bubbico (Pd) e Simona Vicari (Pdl), del presidente Cesare Cursi (Pdl) e del Governo rappresentato dai sottosegretari Claudio De Vincenti e Antonio Malaschini.

L'intesa più rilevante è arrivata sui servizi pubblici locali, con una modifica che ridefinisce gli ambiti territoriali ottimali. Regioni e Province autonome avranno tempo fino al 31 maggio per scegliere, motivando la decisione, un ambito inferiore a quello provinciale individuato nel decreto. In pratica, uno spiraglio per i Comuni ma anche un passo indietro rispetto all'ottica di favorire le aggregazioni su vasta scala per aumentare l'efficienza del settore. Accordo praticamente raggiunto anche sugli articoli 26, 37, 39 (gestione degli imballaggi, trasporto ferroviario e vendita di giornali) mentre la giornata è stata caratterizzata da un prolungato stallo su farmacie, tribunale delle imprese e carburanti. Cambia la deregulation delle edicole, che non potranno rifiutare le forniture di prodotti complementari forniti dagli editori e dai distributori.

Questa mattina si proseguirà con il lavoro "politico" mentre la commissione si riunirà nel pomeriggio per ricominciare a votare. Ieri non sarebbero mancati momenti di tensione tra relatori e Governo, i cui rappresentanti hanno sottolineato l'importanza di preservare la natura del provvedimento nelle sue linee portanti. In serata tuttavia, in una pausa dei lavori andati avanti nella notte, De Vincenti ha voluto rassicurare sulla tenuta del dialogo, «un lavoro molto impegnativo, ma che sta procedendo bene. Siamo a buon punto, rispetteremo i tempi previsti e il Dl sarà in Aula mercoledì». E la tempistica sarà decisiva per capire se il Governo rinuncerà a presentare il maxiemendamento.

Sono almeno cinque i nodi da sciogliere. Vicino al traguardo il capitolo professioni: nelle società, i soci non professionisti potrebbero arrivare a un massimo di un terzo dei voti necessari all'approvazione delle delibere assembleari. Il preventivo torna ad esser scritto ma la mancata presentazione non avrà rilevanza penale. Sembra invece tornare in discussione il tema Rc auto. Potrebbe infatti esserci un nuovo passo indietro sul plurimandato confermando il testo del Governo che prevede solo che gli agenti informino il cliente sulle proposte di almeno tre compagnie assicurative. Già approvato invece un emendamento che obbliga le compagnie di assicurazioni a praticare «identiche offerte» su tutto il territorio nazionale per le classi di massimo sconto.

Caldissimo il tema farmacie: fino a tarda sera si continuava a trattare soprattutto sul quorum per l'apertura di nuovi esercizi che potrebbe essere spostato da 3.000 a 3.300-3.500 abitanti (si veda articolo in basso). Per il Tribunale delle imprese resta l'ipotesi di salire da 12 a 20 sedi, ma si aspetta la relazione tecnica del Governo. Novità in vista per l'Autorità dei trasporti, che partirà entro il 31 maggio e in caso di inosservanza dei provvedimenti potrà erogare sanzioni amministrative. In tema ferroviario, il pressing parlamentare per attuare la separazione proprietaria tra Rfi e Fs non dovrebbe andare oltre un ordine del giorno concordato con l'Esecutivo. Resta in bilico la definizione di una tempistica più serrata per la separazione Eni-Snam. Sul pagamento dei debiti della Pa e sulla Tesoreria unica fortemente contestata dai Comuni andrà valutato attentamente il parere della commissione Bilancio, «non ostativo» ma contenente una lunga serie di rilievi a partire dalla differenza dei tassi di interesse rispetto a quelli maturati presso le tesorerie locali.

Tra i capitoli che si possono definire acquisiti spicca ovviamente quello contestatissimo dei taxi, considerato la principale retromarcia rispetto al provvedimento approvato in consiglio dei ministri. Il governo, incontrando il Terzo Polo, ha comunque difeso la formulazione del testo presentato dai relatori in base al quale il potere su licenze e tariffe passa in prima battuta ai sindaci con il parere non vincolante dell'Authority dei trasporti. Quest'ultima, mette in evidenza l'esecutivo, potrà comunque impugnare gli atti dei Comuni al Tar del Lazio.

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