Perché donne in azienda? Creano valore

Perché le donne creano valore in azienda? Dovrebbero capirlo quelli che ancora si chiedono perché dividere la scrivania con l'altra metà del cielo. «Le donne sono portatrici di quell'innovazione che è la chiave di volta, oggi, per il profitto delle banche e delle aziende», suggerisce Maurizio Dallocchio, docente di Finanza aziendale all'università Bocconi, durante la presentazione del libro "Uomini che lavorano con le donne. Diversity & Inclusion per creare valore in azienda" di Andrea Bianchi, edito dal Gruppo 24 Ore (200 pp., 18 euro) con le illustrazioni di Guido Crepax. Libro rivoluzionario tra i manuali di leadership femminile perché scritto da un uomo, a uso degli uomini che lavorano con le donne.

«L'avvento delle donne nelle posizioni di vertice è al tempo stesso sintomo e portatore del cambiamento culturale necessario per far progredire il Paese, mentre siamo fanalino di coda in tutte le classifiche internazionali», dice Rosanna D'Antona, presidente di D'Antona & partners (gruppo Havas) e consigliere di ValoreD durante il dibattito nella sede del Sole 24 Ore in via Monte Rosa a Milano. «C'è una presenza sempre più forte e sempre più agguerrita di donne in azienda. Gli uomini non possono ignorarla. Devono trovare il modo di convivere in maniera produttiva. E chiedere alle donne di dialogare con loro», dice l'autore Andrea Bianchi, coach, formatore e docente della Business School del Gruppo 24 Ore. «Ma chiedere alle donne di confrontarsi con gli uomini sul lavoro sarebbe come chiedere al tacchino se gli piace il giorno del ringraziamento», incalza la moderatrice Laura La Posta, caporedattore del Sole 24 Ore. È una provocazione, ma parte dallo stato delle cose: le donne-capo si sentono spesso in dovere di dimostrarsi infallibili per essere inattaccabili, per dimostrare di essere brave e avere diritto al posto che a dura prova hanno conquistato e a gran fatica mantengono.

«Neanche la nuova generazione di nativi digitali è aliena da pregiudizi. Ne hanno in maniera più raffinata: aspettano dalle donne le risposte per sopravvivere», aggiunge Oscar Giannino, economista e conduttore di Radio 24. «Credere che il binomio uomo-donna in azienda funzioni è un dovere. E io sono un inguaribile ottimista. Perciò ho scritto un uomo per gli uomini che va letto soprattutto in favore delle donne. Il mio suggerimento? L'avvento di un uomo nuovo, che porti in azienda l'arte di sapere comunicare e convivere con la diversità», suggerisce Bianchi.

Creare valore con la diversità. Cosa fare?
«Abbiamo bisogno che gli uomini accettino l'avvento delle donne, e ci lascino un po' di spazio, valutando e valorizzando i talenti, dice Rosanna D'Antona. «Sostituiamo i congedi parentali con incentivi all'occupazione femminile - propone Oscar Giannino -. Siamo tra i paesi avanzati quello che dedica la percentuale più bassa del welfare (il 4%) ai servizi di conciliazione, meno della metà rispetto alla media Ue. Perché? Perché la nostra struttura sociale e politica non crede che dare più chance alle donne, permettere loro di bilanciare il lavoro con la famiglia e dare opportunità di carriera, sia una priorità». «Servono donne più combattive, che indossino l'armatura e richiamano altre donne alle posizioni di comando», aggiunge.

«Il bilanciamento non può arrivare dalle donne – ribatte Claudia Parzani, partner dello studio legale Linklaters - perché la voce forte è ancora quella degli uomini, mentre le donne al vertice in Italia rappresentano una misera fetta pari 4% e le donne, in genere, guadagnano un terzo degli uomini. La chiave di volta è nel rispetto reciproco». Provocatorio il professor Dallocchio che dice: «Bisognerebbe ripartire equamente tra uomini e donne privilegi come auto di servizio, autisti e cellulari, indipendentemente dall'accesso ai vertici». E, più serio, aggiunge: «Dobbiamo imparare a fare un passo indietro davanti alle decisioni dei nostri capi-donna, anche quando non siamo d'accordo». E alle donne suggerisce: «Credere. Disobbedire. Innovare».

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