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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2012 alle ore 11:01.

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L'aumento dell'Iva farà crescere l'inflazione in Italia nel 2012. La stima è della Banca centrale europea, che nel bollettino mensile ha anche diffuso nuovi dati sulla fiducia dei consumatori italiani. A livello più generale, la Bce sprona le istituzioni europee: «In prospettiva, saranno necessari ulteriori interventi ambiziosi volti a migliorare il quadro di riferimento per le politiche di bilancio e a compiere progressi verso un' autentica '"fiscal stability union"».

Rischio inflazione. «In Italia l'aumento dell'Iva, sebbene introdotto solo nel settembre 2011, ha determinato un impatto meccanico di 0,2 punti percentuali per tutto il 2011». A dirlo è la Bce in un riquadro dedicato all'impatto delle imposte indirette sul tasso di inflazione. In prospettiva, sottolinea, «diversi paesi, fra cui Irlanda, Cipro, Italia, Francia e Portogallo, hanno applicato o annunciato aumenti dell'Iva che avranno un impatto nel 2012 e determineranno il protrarsi delle pressioni al rialzo sull'inflazione nel corso dell'anno». La Banca centrale europea si attende un'inflazione media dell'area euro superiore al 2% per tutto il 2012.

Fiducia in calo. La fiducia dei consumatori italiani alla fine del 2011 è scesa a livelli che non si registravano dai primi mesi del 2008, ovvero poco dopo l'esplosione della crisi dei mutui. È quanto sottolinea il bollettino mensile della Bce. «Analizzando l'evoluzione dall'ultimo minimo, risalente al marzo 2009, in Italia la fiducia, dopo un'iniziale ripresa, si è gradualmente indebolita per riportarsi su livelli analoghi a quelli osservati durante la recessione del 2008-2009».

In Italia lo spread cala di più. «Tra i Paesi dell'area euro, l'Italia ha riportato il maggiore restringimento dei differenziali di rendimento sulle obbligazioni sovrane nonostante il suo declassamento da parte delle tre principali agenzie di rating». Lo scrive la Bce, notando il calo dello spread di 166 punti fra fine novembre e inizio marzo.

Riviste le stime su Pil europeo. La Bce ha rivisto al ribasso le stime sul Pil dell'eurozona. Nelle proiezioni contenute nell'ultimo bollettino mensile, la variazione attesa è compresa tra una flessione dello 0,5% e un incremento dello 0,3% nel 2012 e uno 0,0% e un +2,2% nel 2013. Le precedenti stime degli esperti di Francoforte, risalenti a dicembre, prevedevano una variazione del Pil tra il -0,5% e il +1% nel 2012 e tra il +0,3% e il +2,3% nel 2013.

Allarme disoccupazione, serve più flessibilità. Giunta al 10,7% la disoccupazione dell'area euro è aumentata ai massimi da 15 anni a questa parte e rischia di «peggiorare ulteriormente nei trimestri a venire». La Banca centrale rileva come «le condizioni del mercato del lavoro si siano indebolite sulla scia del calo della crescita economica. L'occupazione ha cominciato a ridursi, mentre il tasso di disoccupazione sta aumentando a livelli già elevati». L'istituzione di Francoforte afferma che moderazione salariale e flessibilità sono "cruciali" per sostenere il lavoro e ridurre la disoccupazione.

Più credito a gennaio. Il credito a famiglie e imprese nell'area dell'euro sta dando lievi segnali di miglioramento. «L'espansione dei prestiti al settore privato rimane contenuto - si legge nel bollettino - Tuttavia il tasso di incremento sui dodici mesi, corretto per le cessioni e le cartolarizzazioni dei prestiti, è lievemente aumentato tra dicembre e gennaio, dall'1,2% all'1,5%». I crediti alle imprese e alle famiglie, prosegue Francoforte, hanno registrato rispettivamente un incremento tendenziale dello 0,8% e del 2,1% nel mese di gennaio.

Verso una graduale ripresa. Gli indicatori disponibili confermano «segnali di stabilizzazione dell'attività nell'area dell'euro» e per il futuro il Consiglio direttivo della Bce «si attende che l'area euro registri una graduale ripresa nel corso del 2012». «Le prospettive economiche dovrebbero essere sostenute dalla domanda estera, dai tassi di interesse a breve termine molto contenuti nell'area dell'euro e da tutte le misure adottate a sostegno del buon funzionamento del settore finanziario dell'area - si legge nel bollettino -. Vi è nondimeno l'aspettativa che le tensioni residue nei mercati del debito sovrano dell'area dell'euro e il loro impatto sulle condizioni di reddito, nonchè il processo di risanamento dei bilanci nei settori finanziario e non finanziario continuino a frenare la dinamica di fondo della crescita».

Evitato il contagio del debito. I due maxi-prestiti a lungo termine sborsati dalla Banca centrale europea a dicembre e febbraio sono stati decisi «a fronte di circostanze straordinarie nell'ultimo trimestre del 2011» e «potrebbero aver contribuito a contenere gli effetti di contagio della crisi del debito sovrano».

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