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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2012 alle ore 16:15.

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BERKELEY – Gli ultimi dati sulla disoccupazione negli Stati Uniti confermano la costante ripresa dell’economia americana dalla Grande Recessione del 2008-2009, nonostante la crisi stia facendo sprofondare le altre nazioni del G-20. Il passo della crescita occupazionale nel settore privato è stato effettivamente è stato effettivamente più sostenuto durante questa fase di ripresa rispetto alla ripresa dalla recessione del 2001, ed è comparabile alla ripresa dalla recessione del 1990-1991.

Durante gli ultimi 31 mesi, l’occupazione del settore privato ha registrato un incremento di 5,2 milioni e per la prima volta in quasi quattro anni. Ma il tasso di disoccupazione è ancora oltre due punti percentuali sopra al valore di lungo periodo che gran parte degli economisti considera normale quando l’economia si mantiene vicina al proprio potenziale produttivo.

Inoltre, il numero di disoccupati nel lungo periodo (27 settimane o più) è all’incirca il 40% del totale – la percentuale più bassa dal 2009, ma ancora nettamente più alta rispetto alle precedenti recessioni dalla Grande Depressione, e all’incirca il doppio del valore previsto in un normale mercato del lavoro. Per questo motivo il mercato del lavoro americano, pur in ripresa, è ancora lontano dalla sua meta.

Soprattutto perché le perdite di posti di lavoro durante la Grande Recessione sono state davvero ingenti – due volte quelle delle recessioni dalla Grande Depressione. In termini di storia economica Americana, ciò che è anomalo non è il passo della crescita dei posti di lavoro nel settore private dalla fine della recessione del 2008-2009, quanto la durata e la densità della recessione stessa.

La fase di contrazione corrispondeva a una particolare recessione di bilancio che ha causato una considerevole diminuzione della ricchezza delle famiglie e necessitava di un doloroso processo di deleveraging o sdebitamento. In linea con le riprese da tali recessioni, la domanda ha registrato una crescita lenta, malgrado i sostanziosi stimoli fiscali e monetari, il che spiega il motivo per cui il tasso di disoccupazione resta alto. In effetti, le imprese citano l’incertezza per la forza della domanda, e non l’incertezza sulla regolamentazione o sulla tassazione, come fattore cruciale per la stagnazione dell’occupazione.

Anche la domanda nel settore pubblico si è contratta, a causa del deterioramento dei bilanci di governi statali e locali. Di conseguenza, l’occupazione pubblica, che solitamente cresce durante le fasi di ripresa, ha contribuito in modo significativo a creare un elevato tasso di disoccupazione durante gli ultimi tre anni. Malgrado il modesto miglioramento degli ultimi tre mesi, l’occupazione pubblica è 569.000 inferiore al livello di giugno 2009 – il livello minimo mai raggiunto negli ultimi trent’anni come percentuale della popolazione civile adulta. Secondo i , se questa percentuale corrispondesse alla media del 1980-2012, ossia pari almeno al 9,6% (in effetti era più alta tra il 2001 e il 2007), vi sarebbero circa 1,4 milioni di posti di lavoro in più nel settore pubblico e il tasso di disoccupazione si attesterebbe al 6,9%.

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