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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2012 alle ore 16:15.
I report recenti suggeriscono che vi sono oltre tre milioni di posti vacanti, e circa il 49% delle aziende dichiara di avere difficoltà a coprire tali posizioni, soprattutto nei settori dell’information technology, dell’ingegneria e dei lavori manuali qualificati. Ciò ha innescato una speculazione tale per cui un mismatch tra le competenze dei lavoratori e le necessità delle aziende rappresenta un fattore significativo alla base dell’elevato tasso di disoccupazione.
Ma vi sono scarse prove a sostegno di tale visione. La relazione tra il tasso di disoccupazione e il tasso di posti vacanti è coerente con gli schemi delle precedenti riprese. E non c’è nulla di insolito sull’entità dei mismatch tra posti vacanti e disponibilità delle aziende per settore.
Questi mismatch settoriali si ampliano durante le recessioni, e riflettono la profonda trasformazione avvenuta nel mercato del lavoro dal momento che i lavoratori si spostano da settori in diminuzione a settori in espansione; ma si indeboliscono quando l’economia si riprende. Questo schema caratterizza altresì l’attuale ripresa, e i dati recenti suggeriscono che i mismatch tra domanda e offerta di lavoro per settore sono tornati ai livelli pre-recessione.
A fronte della ripresa economica degli Usa, però, i cambiamenti tecnologici stanno accelerando il passo, alimentando la domanda di altre competenze in un momento in cui i livelli del grado di istruzione della forza lavoro hanno raggiunto una stabilità. Si tratta del gap di competenze che esisteva prima della Grande Recessione e che sta peggiorando di giorno in giorno.
Il gap si manifesta in tassi di disoccupazione decisamente più alti per i lavoratori con istruzione superiore rispetto a quelli dei lavoratori con istruzione universitaria in ogni fase del ciclo economico. Il gap si mostra altresì nella significativa e crescente diseguaglianza tra i redditi dei lavoratori con istruzione superiore e quelli con una laurea o una specializzazione.
I guadagni sono particolarmente forti per coloro che possiedono una laurea, mentre gli stipendi dei lavoratori con istruzione superiore, soprattutto uomini, hanno registrato una netta diminuzione. Diventa sempre più difficile per i lavoratori con bassi livelli di grado di istruzione trovare lavori ben pagati in qualsiasi settore, anche quando l’economia funziona quasi a un livello di piena capacità.
Gli Usa sono stati leader mondiali nei tassi di conseguimento di diplomi e lauree per gran parte del ventesimo secolo. Oggi si piazzano a metà dei Paesi Ocse.
Un fattore importante alla base di questo calo è stato il fallimento del sistema scolastico americano di garantire un’istruzione di alta qualità agli americani svantaggiati, soprattutto ai bambini provenienti da famiglie povere, da minoranze e immigrati. Secondo il censimento più recente, circa un quarto dei bambini sotto i sei anni vive nell’indigenza. Hanno poche probabilità di accedere ai programmi di educazione infantile in grado di prepararli alla scuola, e hanno più probabilità di frequentare scuole che hanno un elevato rapporto alunni/insegnanti e che non possono assumere e mantenere insegnanti competenti.
A seguito di questi e di altri problemi, lo studente americano medio della scuola superiore riceve una preparazione inadeguata nelle materie principali come scrittura, matematica e ragionamento analitico, che a sua volta riduce il numero di iscrizioni al college e i tassi di completamento. L’esperienza americana è coerente con le prove dell’Ocse secondo cui gli studenti provenienti dai Paesi con una maggiore diseguaglianza di reddito conseguono un punteggio inferiore nei test di ammissione all’università. E suggerisce che i gap di opportunità e dei livelli di istruzione per reddito impongono l’equivalente di una recessione permanente del 3-5% del Pil sull’economia americana.
Per affrontare il gap di competenze gli Usa devono incentivare i livelli di istruzione dei lavoratori di oggi e di domani. Ciò significa investire maggiormente in istruzione a qualsiasi livello – nei programmi educativi infantili, nelle scuole primarie e secondarie, nelle università, nei programmi delle scuole professionali per lavori specifici in settori specifici e aiuti finanziari per l’istruzione superiore. E soprattutto, significa affrontare le disparità tra redditi per migliorare le opportunità e i livelli di istruzione.
Traduzione di Simona Polverino
Laura Tyson, ex capo del Consiglio dei consulenti economici del presidente degli Stati Uniti è docente presso la Haas School of Business dell’Università della California, Berkeley.
Copyright: Project Syndicate, 2012.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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