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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2010 alle ore 06:40.

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Dato che l'andamento isterico del tasso Euribor è stato negli ultimi tre anni il termometro della crisi finanziaria, la quotazione di ieri significa che l'Europa non ha più la febbre: l'Euribor a tre mesi è infatti risalito all'1% per la prima volta negli ultimi 15 mesi. E l'1% non è un livello casuale, ma equivale esattamente al tasso di rifinanziamento della Banca centrale europea. Il fatto che l'Euribor (che è un tasso di mercato) sia arrivato allo stesso livello del tasso Bce (che è fissato "d'ufficio" a Francoforte) ha quindi un significato preciso: il mercato interbancario, quello attraverso cui le banche si prestano soldi l'una con l'altra, è tornato a funzionare normalmente. Insomma: significa che le banche europee non sono più sotto stress. Le milioni di persone che hanno un mutuo indicizzato all'Euribor (e che dunque saranno costrette a pagare rate un po' più elevate) si rassegnino dunque: la risalita resta una buona notizia.

Per capirlo basta guardare l'andamento di questo tasso negli ultimi anni. Dopo il crack di Lehman Brothers l'Euribor salì come un razzo fino a toccare il massimo del 5,393%. Era l'ottobre 2008. Il motivo era legato al fatto che, in quei mesi, le banche non si fidavano più l'una dell'altra e non si prestavano più soldi: il mercato interbancario, insomma, era morto. Encefalogramma piatto. E le banche sembravano ormai pronte a seguirlo nella fossa.

Questo ha costretto la Bce, al pari delle altre banche centrali, a intervenire: Francoforte ha inondato il sistema bancario di liquidità, permettendo agli istituti di credito di prendere a prestito dalla stessa banca centrale denari illimitati. L'intervento ha piano piano abbassato le quotazioni dell'Euribor: più liquidità c'è sul sistema, infatti, meno costa prenderla in prestito. La banale legge della domanda e dell'offerta ha quindi spinto il tasso Euribor così in basso da farlo scendere sotto il livello dei tassi Bce. Il 31 marzo scorso l'Euribor trimestrale quotava addirittura a 0,634 per cento.

Ma anche questo livello conteneva gli stessi germi della crisi del 2008: era infatti "artificialmente" basso, depresso solo dal fatto che le banche continuavano ad andare al "bancomat" della Bce a prendere i soldi. Insomma: c'era troppo liquidità d'emergenza sul sistema bancario europeo. L'Euribor troppo basso era, come l'Euribor troppo alto, qualcosa di anomalo. Era figlio anch'esso della crisi.

Ma negli ultimi mesi le cose sono cambiate. Anche grazie alla moral suasion, le banche europee hanno iniziato a prendere un po' meno soldi in prestito dalla Bce e hanno iniziato a prestarseli un po' più tra di loro. Piano piano, quindi, l'eccesso di liquidità "d'emergenza" in Europa è calato. E questo non è effetto di un diktat della Bce: sono le stesse banche che "prelevano" meno da Francoforte durante le operazioni di rifinanziamento. Questo significa che sono loro ad avere meno bisogno. Che sono più tranquille. «La previsione del mercato – conferma Giuseppe Attanà, presidente di Assiom-Forex – è che gradualmente verso fine anno la liquidità ancora in eccesso venga riassorbita. La stima è che presto si torni sui livelli pre-crisi». Ecco perché l'Euribor all'1% è una buona notizia. Ancora sono bassi i tassi più brevi (l'Overnight è allo 0,78%), ma piano piano anche questi torneranno su livelli fisiologici.

Tutto bene dunque? Sul mercato resta un interrogativo: è possibile che in Europa la Bce continui a drenare liquidità, quando all'estero (e soprattutto negli Usa) le banche centrali fanno l'opposto? Se il dollaro crolla per il fatto che la Fed in America sta stampando moneta, l'Europa può resistere con un euro che si apprezza e con tassi di mercato in risalita? Insomma: il rischio è che questa ritrovata normalità sia più un sogno di breve periodo che la vera nuova realtà. Nessuno può saperlo. Per ora, dunque, non resta che goderci il momento. Mutui permettendo: per chi ne ha uno da 100mila euro – secondo le stime di MutuiOnline – l'aumento dell'Euribor negli ultimi mesi di circa 40 punti base ha infatti comportato un aggravio medio delle rate fra i 16 e i 24 euro. Il prezzo della normalità.

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