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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2011 alle ore 16:13.

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Tentazione Btp, le occasioni non sono finiteTentazione Btp, le occasioni non sono finite

Cedere alla tentazione di comprare BTp con rendimenti prossimi al 5%, oppure aspettare che la bufera si plachi? Non è mai stato così difficile prendere una decisione. I tassi non riflettono tanto l'andamento dei dati macro: inflazione, prospettive di crescita, rapporti valutari e così via, ma piuttosto la paura.

La chiamano la crisi del debito sovrano: dopo Grecia e Irlanda il timore è che altri stati saranno costretti a chiedere aiuto. La lista è nota: Portogallo, Spagna e dopo, forse, Italia. Non si fanno troppe distinzioni, prevale l'irrazionalità, anche se tra i periferici ci sono profonde differenze.

Gli esperti dei mercati obbligazionari sono d'accordo sul fatto che serpeggi un pessimismo esagerato sull'Italia, che in fondo sta migliorando i suoi conti e non ha creato nessuna bolla immobiliare. Concordano però anche sul fatto che, almeno fino a fine primavera, la speculazione continuerà a imperversare e dunque ci potranno essere nuove opportunità d'acquisto, con prezzi in discesa. In un contesto in cui i Governi dovranno continuare a chiedere soldi al mercato. In particolare il calendario del Tesoro italiano per il 2011 prevede mediamente oltre 10 aste mensili per rinnovare prestiti per un totale di 226 miliardi. Circa 1.000 miliardi, verranno poi drenati dalle banche europee. In sintesi, la stagione dei saldi tra i titoli governativi periferici è destinata a protrarsi. In uno scenario in cui iniziano a esserci anche tensioni al rialzo legate all'aumento della crescita economica e dell'inflazione c'è chi ritiene che i tassi a 10 anni, oggi al 4,7%, potranno raggiungere il 5,5%.

Ogni asta per collocare i titoli di Stato dei paesi della periferia d'Europa è un'occasione per mettere in scena il solito rituale: prezzi dei titoli governativi che scendono e rendimenti che salgono, per poi rientrare dopo il regolare svolgimento delle stesse. È quanto è successo a inizio di questa settimana, quando di fronte all'imminenza delle aste programmate da Italia, Spagna e soprattutto Portogallo, il rendimento del decennale italiano ha toccato lunedì quota 4,9%. Lo spread sul bund, ossia il termometro della paura, è salito a 200 punti base, per poi ridimensionarsi a 163 (nel momento in cui si chiude «Plus24»). Ciò significa che il rendimento dei titoli italiani stava superando del 2% quello dei bund tedeschi. Un dato che la dice lunga sul clima di sfiducia: lo scorso gennaio il differenziale era intorno a 80, ma i dati storici del gap, dal 1999, sono intorno a 40.

Che fare dunque in questo scenario? «È il caso di diversificare tra i vari emittenti, sia tra governativi, sia tra titoli societari (che in alcuni casi rendono meno dei titoli di Stato, ndr)», spiega Angelo Drusiani, responsabile gestioni obbligazionarie di Banca Albertini-Syz. Secondo Drusiani per chi opera da cassettista e può tenere i titoli fino a scadenza (evitando perdite potenziali in conto capitale), potrebbe valere la pena di puntare fino al 10% su BTp con durate lunghe (15 anni), il cui rendimento lordo nell'ultima asta di giovedì è salito a 5,06% lordo (4,4% netto). «Sono uno strumento valido per chi vuole costituirsi una pensione o creare un gruzzoletto ai figli». Insomma, secondo Drusiani l'Italia non andrà a rotoli. Esprime lo stesso ottimismo anche Guido Casella, responsabile obbligazionario di Azimut, che tuttavia accorcia le durate. «C'è una diminuzione della platea degli investitori – spiega Casella – di fronte a svalutazioni e volatilità dei bond si ricomincia a comprare azioni. Tuttavia ci sono buone occasioni tra i governativi italiani. Suggerisco di investire su scadenze tra i 3 e i 5 anni che rendono il 3%-3,7%, ai livelli attuali. Duration più lunghe espongono a una volatilità eccessiva». Meno ottimista sui titoli governativi europei è invece Davide Pasquali, vice presidente della svizzera Pharus management. In particolare su quelli periferici, Italia inclusa. «Non da oggi, continuo a preferire i titoli corporate di aziende con buoni bilanci e manager intelligenti – spiega Pasquali –. In Italia mi piacciono Luxottica e Campari».

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