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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2011 alle ore 16:51.
C'era attesa per la presentazione del piano triennale dell'Eni di oggi a Londra. Un incontro con gli analisti nella City, quando a migliaia di chilometri più a Sud l'incendio in Libia non accenna a spegnersi. E infatti, le stime di produzione del Cane a sei zampe sono state "subordinate" a una risoluzione quanto mai veloce della crisi di Tripoli. Ma ecco alcuni dettagli del programma industriale 2011-2014.
L'Eni , ha detto l'ad Paolo Scaroni, prevede una crescita media del 3% nella produzione di idrocarburi fino al 2014, quando i barili di olio equivalente al giorno dagli attuali 1,8 milioni di barili saliranno fino a quota 2,050 milioni di barili. Sempre, come si è detto, che la crisi libica non giochi un brutto scherzo. È indispensabile che la sospensione della produzione nel paese nordafricano (che «diverrà totale tra pochi giorni», ha detto Scaroni ) squassato dalla guerra civile sia davvero temporanea. L'ad ha spiegato che lo stop delle attività in Libia determina un calo della produzione a un terzo della capacità ed ha un impatto negativo quantificabile in 500 barili al giorno rispetto alla media annua. L'effetto negativo dovuto alla produzione inferiore e ai costi più alti è tuttavia bilanciato da un prezzo del petrolio più elevato. Una quotazione che «pesa per 15 dollari al barile sul prezzo del petrolio», ha detto il ceo del gruppo.
Eni approva i conti 2010 e propone una cedola di un euro
Accertato che la Libia è la maggiore incognita presente nel piano 2011-2014 del Cane a sei zampe gli investimenti programmati, precisa Eni, sono «limitati» e nel quadriennio in questione «non è previsto l'avvio di progetti significativi». Al momento le infrastrutture «non sono danneggiate» e la priorità resta, ha aggiunto Scaroni, la sicurezza della nostra gente».
Secondo quanto illustrato dal management del gruppo petrolifero la produzione sarà concentrata (80%) in Venezuela, Russia, Angola e nella regione artica. Gli investimenti previsti nel quadriennio ammontano a 53,3 miliardi di euro e i risparmi dovrebbero toccare quota 1,7 miliardi. Per la vendita di gas in Italia ed Europa è previsto un incremento del 5 per cento. L'Ebitda proforma adjusted al 2014 è previsto a 4,2 miliardi di euro.
Il business in Galp
L'Eni, poi, non ha «nessuna fretta» di cedere la quota di circa il 33% detenuta in Galp. Scaroni ha detto che l'investimento nella società portoghese è stato «fenomenale» e, ha aggiunto, «ci aspettiamo che continuerà a portare buoni risultati agli azionisti». Per la cessione della quota, giudicata non strategica, Eni ha avviato trattative con la brasiliana Petrobras. Il negoziato si è però interrotto poche settimane fa.
Il dividendo crescerà in linea con l'inflazione Ocse
Sul fronte della cedola, assunto un prezzo del petrolio a 70 dollari al barile, il dividendo di Eni crescerà a partire da quest'anno «in linea con l'inflazione Ocse» ha commentato Scaroni.
La questione Snam rete Gas
Il quale si è poi soffermato sulla questione di Snam: «Se trovassimo un'opportunità - ha detto - per creare valore aggiunto, con un premio rispetto al valore di mercato e con un compratore gradito al governo, potremmo considerare la vendita». Se queste condizioni non si verificassero, ha continuato, «terremo l'investimento».
Fondi libi? «Una leggenda metropolitana»
Quella degli investimenti libici in Eni «è una leggenda metropolitana». Ha precisato l'amministratore delegato, Paolo Scaroni, in conferenza stampa per presentare il Piano strategico 2011-14. L'ad ha chiarito che Eni «ha controllato i libri e c'è solo lo 0,5% del capitale in mano a un fondo che ha 'Lybian' nel nome ma sede in Bahrein. Questa storia la considero leggendaria. Non è una cosa che ci fa perdere il sonno».
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