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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2011 alle ore 16:50.

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Scaroni: Pronti a lasciare la Libia se ce lo chiede la comunità internazionaleScaroni: Pronti a lasciare la Libia se ce lo chiede la comunità internazionale

La produzione Eni in Libia è pari a circa 100mila barili di petrolio al giorno, rispetto a una produzione giornaliera di oltre 270mila barili prodotti prima dell'inizio della crisi. Il numero uno dell'Eni, Paolo Scaroni - in un'intervista al Financial Times - snocciola numeri sull'impatto che la crisi libica ha avuto sul business nell'area.

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Pronti a lasciare la Libia se ce lo chiede la comunità internazionale
Più della metà della produzione - fa sapere - è rappresentato da gas proveniente dal giacimento di Wafa, nel deserto a Sud di Tripoli, che serve principalmente ad alimentare le centrali termoelettriche locali. Se in Libia c'è energia elettrica quindi è grazie anche all'Eni. «Se possiamo produrre gas per il mercato dell'elettricità locale, é positivo per tutti» dice Scaroni difendendo la decisione di restare nel paese. Ma aggiunge: «Se la comunità internazionale ci dirà di non produrre in Libia, allora non produrremo». Alla domanda se i giacimenti siano sotto il controllo del governo libico o dei ribelli, Scaroni risponde che sono nel pieno deserto e «sotto il controllo di nessuno».

I numeri dello scambio energetico Italia-Libia
La Libia rappresenta il 13% dell'intera produzione dell'Eni in tutto il mondo. Qui la compagnia controllata dal Tesoro è attiva dal 1959. Dalla Libia arriva il 22% delle importazioni italiane di greggio e il 10 del gas. Nel complesso delle esportazioni di greggio libico, la quota destinata al nostro paese è pari al 23,8 per cento. Il numero uno dell'Eni è fiducioso che chiunque salirà al potere nel paese manterrà rapporti con la compagnia italiana: «Conosciamo le persone, gli impianti, abbiamo le partnership».

Il piano industriale
Scaroni presenterà agli analisti il piano industriale 2011-2014. La crisi geopolitica in Libia ha generato un buco del 10% dell'output globale del cane a sei zampe. Il numero uno dell'Eni è tuttavia convinto che questa situazione sarà sanata dalla «medicina» delle quotazioni del petrolio, salito a fino a sfiorare i 120 dollari al barile (il Brent) nelle scorse settimane.

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