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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 19:08.

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Nella foto Olli Rehn e il Ministro dell'Economia ungherese Gyorgy Matolcsy (Afp)Nella foto Olli Rehn e il Ministro dell'Economia ungherese Gyorgy Matolcsy (Afp)

Sorveglianza più stretta delle politiche di bilancio e delle politiche macro e micro-economiche che conducono a squilibri nelle bilance correnti degli stati, nella posizione competitiva; massima attenzione al debito pubblico con l'introduzione di un riferimento quantitativo di riduzione anche se addolcito con una valutazione di tutti i fattori rilevanti che concorrono a rendere stabile (o instabile) un paese; sanzioni finanziarie prima di quanto previsto dall'attuale patto di stabilità. Sono questi i pilastri della nuova 'governance' economica sulla quale hanno concordato oggi a Bruxelles i ministri finanziari europei.

Parte il negoziato con L'Europarlamento
L'accordo era atteso, ma ora può partire formalmente il negoziato con l'Europarlamento che per quattro quinti del complesso "dossier" è co-legislatore. Vuol dire ancora tre mesi di trattativa non facile dal momento che il Parlamento europeo intende indebolire i paletti posti dai governi che mantengono l'ultima parola sull'apertura delle procedure per deficit eccessivo e le sanzioni. Il fatto politico importante è che per l'estate sarà completato il quadro del governo economico europeo e in particolare dell'Eurozona. La gamba della supervisione finanziaria è già funzionante.

La supervisione delle politiche economiche
Con le decisioni dei capi di stato e di governo Eurozona di venerdì e dell'Ecofin oggi ci sono le gambe della supervisione rafforzata e preventiva delle politiche economiche e di bilancio e c'è il meccanismo permanente anti-crisi che potrà anche acquistare titoli pubblici sul mercato primario (cioè al momento dell'emissione). Sarà perfezionato entro tre-quattro mesi. Inoltre da metà 2013 saranno in vigore le clausole di azione collettiva per assicurare il coinvolgimento del settore privato alla rinegoziazione dei termini di pagamento nel caso in cui il debitore (cioé gli stati) non sia in grado di pagare.

Architettura contro la crisi
Questa architettura costituirà la difesa dell'Eurozona e della Ue da nuovi rischi di instabilità economica e finanziaria, ma anche una tappa verso una maggiore integrazione politica impensabile solo pochi mesi fa. Due esempi lo dimostrano chiaramente. Il primo riguarda la prevenzione degli squilibri di bilancio con il condimento di sanzioni finanziarie in caso di mancato rispetto degli impegni europei. Il secondo riguarda la messa in comune dell'aiuto ai paesi in difficoltà finanziarie sui mercati (come stato il caso di Grecia e Irlanda) in particolare con la possibilità di acquisti a nome dell'Eurozona di titoli pubblici.

Italia soddisfatta
In questo quadro l'Italia è soddisfatta. Per il ministro Giulio Tremonti la riforma del patto di stabilità e le nuove regole sono «molto buone» per il paese, si tratta di regole definite con «materiali italiani». In particolare c'é il riconoscimento che per paesi ad alto debito come l'Italia la richiesta di sforzi aggiuntivi rispetto alla regola della riduzione di almeno lo 0,5% annuo di deficit in termini strutturali non sarà automatica, ma deriverà da analisi e decisioni Ecofin e che il debito privato é uno dei fattori rilevanti per valutare l'andamento del debito pubblico.

La novità è il parametro numerico per il debito
La valutazione qualitativa della sostenibilità del debito pubblico completa la regola del "ventesimo": per la prima volta, ecco la novità, viene introdotto un parametro numerico per il debito. Per non incorrere in una procedura per deficit eccessivo a causa del debito oltre il 60% del pil, un paese deve ridurlo a un ritmo soddisfacente, ritmo che viene "cifrato" nel taglio di un ventesimo all'anno per i tre anni precedenti della parte eccedente il 60% del pil (nel caso italiano quasi altrettanto). Per aprire o meno una procedura, però, c'é un elemento che mitiga il meccanicismo del "ventesimo": vanno valutati appunto fattori rilevanti come partite correnti, situazione dei bilanci bancari, debito privato (famiglie, imprese, banche), conduzione delle politiche di bilancio nei tempi in cui l'economia va bene.

Il debito privato
Il debito privato, in ogni caso, viene tenuto in considerazione solo in quanto può avere un effetto sulle passività future non previste (classico il caso del rischio di fallimenti bancari che possono richiedere interventi di salvataggio). La regola sul debito entrerà in vigore tre anni dopo la fine delle procedure attuali in cui si trova la stragrande maggioranza dei paesi europei. Per l'Italia il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli ha indicato «dal 2015». Difficile dire adesso di quanto l'Italia dovrà ridurre annualmente il debito/pil dato che il risultato cambia a seconda dell'andamento della crescita. Il ministro dell'economia si é sempre manifestato non preoccupato per l'impatto di questa regola (date le condizioni e i tempi) sulla gestione dei conti pubblici italiani. Oggi il dg del Tesoro ha indicato che la regola del "ventesimo", a seconda della valutazione della sostenibilità del debito pubblico può portare a una riduzione inferiore o superiore al "ventesimo" (é questa l'interpretazione italiana dell'accordo raggiunto oggi). Cionondimeno é chiaro che anche in questo quadro l'Italia dovrà fare sforzi maggiori di altri paesi vista la dimensione del debito pubblico.

Molti ministri hanno parlato di svolta storica (non oggi Tremonti). Il solo insoddisfatto é stato il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. Motivo: spingeva per dare all'Ecofin meno possibilità di bloccare procedure e sanzioni.

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