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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 11:22.

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Nella lista degli stress test 2011 confermate le cinque big italiane. Ecco i nuovi criteri (Fotolia)Nella lista degli stress test 2011 confermate le cinque big italiane. Ecco i nuovi criteri (Fotolia)

La nuova tornata di stress test sulle banche europee si preannuncia un po' più severa, ma non come da molti auspicato, dei test effettuati lo scorso anno su 91 banche europee (non superati da 7 istituti fra i quali però nessuno irlandese). Oggi l'European banking authority (l'Autorità bancaria europea) ha pubblicato il dettaglio della prova di resistenza del sistema bancario a scenari avversi ipotizzati, i cui risultati dovranno essere pronti il 29 aprile ma che saranno pubblicati in giugno.

L'Eba, però, ha lasciato in sospeso la definizione del ratio di solvibilità Tier 1 (indicatore principale della solidità patrimoniale). «L'esatta definizione del capitale e della soglia fissata per lo scopo dell'esercizio sarà fornita più avanti», è scritto nel documento pubblicato oggi dall'Autorità europea.

Confermate le cinque banche italiane
L'Eba non ha neppure divulgato la lista delle banche coinvolte, come aveva promesso il 4 marzo. Secondo quanto apprende Radiocor, però, nella lista dell'Eba sono state confermate le cinque banche italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi) che parteciparono alla simulazione dell'estate scorsa. In quell'occasione il risultato del coefficiente Tier1, nello scenario peggiore ipotizzato, risultò pari all'8,2% per Intesa Sanpaolo, al 7,8% per Unicredit, al 7% per il Banco Popolare, al 6,8% per Ubi Banca e al 6,2% per Banca Mps.

La lista delle banche coinvolte
Ci sono ancora delle discussioni in corso con i supervisori nazionali e la lista definitiva dovrebbe essere pubblicata prossimamente. L'Eba si è limitata a indicare che il test di quest'anno riguarderà «un gruppo di banche simile» a quello del 2010 che copre oltre il 65% degli asset del sistema bancario europeo e almeno metà del settore bancario di ogni stato membro. L'anno scorso vennero testate 91 banche e sette risultarono non in linea con i parametri di "sicurezza" (cinque banche spagnole, una tedesca e una greca) salvo poi aggiungerne due grandi istituti irlandesi travolti dalla crisi solo qualche mese dopo.

I nuovi criteri per "stressare" il patrimonio bancario
L'Eba ha indicato che lo stress test, che ha l'obiettivo di valutare i rischi di credito e di mercato in condizioni economiche avverse (probabilità stimata di realizzazione 1%), riguarda sia gli asset del trading book (detenuti per le negoziazioni) sia del banking book (destinati invece all'attività proprietaria), ma che ci sarà «un focus specifico sull'esposizione al rischio sovrano che incorporerà uno choc sovrano che sarà applicato al trading book. Una differenziazione ampiamente critica nella precedente tornata di stress test dato che gli asset all'interno del banking book non vengono valutati al prezzo di mercato e quindi, di fatto, possono bypassare l'esame degli stress test.

Si tratta di calcolare profitti e perdite nelle posizioni di trading in conseguenza di caduta dei mercati finanziari con effetti su una serie di parametri di rischio: tassi di interesse, prezzi azionari e delle materie prime, dividendi, volatilità. Nel caso delle Borse europee il calo indicato è di una caduta del 15%. Tale scenario avverso include lo specifico choc dei paesi sugli spread sul debito sovrano e di qui la valutazione dei tagli (haircut) del valore dei titoli detenuti.

L'assunzione di base è un aumento di bond dell'eurozona a dieci anni di 75 punti base rispetto al livello di 185 punti base a fine 2010, pari a una media di un aumento di 49% negli spread (viene applicata a tutte le scadenza da un anno a 15 anni). La media dei rendimenti dei bond sovrani nell'Eurozona sarebbe di 51 punti base per le scadenze a un anno e di 76 punti base per la scadenza a 15 anni. La valutazione del debito sovrano a 5 anni per l'Italia dell'8,4%, del 13,1% e del 20,1%; per la Germania sarebbe di 2,1%, a 10 anni del 3,5%, a 15 anni del 6,2%; per la Francia 4,1%,7,3% e 13,1%; per la Grecia 12,6%17,1% e 23,6%; per l'Irlanda 12,6%, 19,1% 2 22,7%; per il Portogallo 11,6%, 19,8% e 30,6%; per la Spagna 9%, 14,6%, 23,2%, per il Regno Unito 4,7%, 7,6% e 14,1%.

Come era già stato annunciato, il rischio di liquidità non è «specificatamente valutato come parte di questo stress test» e sarà sottoposto a «specifica verifica per scopi di supervisione». Definizione che indica una cosa precisa: l'Eba non ne divulgherà i risultati. In ogni caso, aggiunge l'Autorità, «lo stress test 2011 valuta l'evoluzione dei costi di finanziamento connessi con la specifica struttura finanziaria delle banche e in particolare per valutare l'impatto di un aumento dei tassi di interesse sugli asset e sulle passività incluso l'impatto degli stress sovrani».

L'Eba indica specificatamente che nello stress test non viene presa in considerazione l'ipotesi di interventi sugli asset in «default» per cui «il portafoglio resterà costante anche se la proporzione degli asset defaulted aumenterà a spese della proporzione dei non-defaulted asset». Per molte banche, indica l'Eba, questa assunzione «è eccessivamente onerosa e rende lo stress molto severo, ma per assicurare la robustezza dell'esercizio e la coerenza è vitale che sia rispettata. «Per evitare ogni dubbio l'Eba e le autorità nazionali sono consapevoli che ciò significa che interventi di 'management' non possono essere inclusi come elementi mitiganti nello stress test».

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