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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2011 alle ore 18:15.

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Jean-Claude TrichetJean-Claude Trichet

di Vittorio Da Rold
Jean-Claude Trichet non abbandona gli istituti di credito e prevede nuova liquidità alle banche europee, a Dublino in particolare. La Bce sta studiando i ritocchi finali a un nuovo piano di aiuti per garantire liquidità aggiuntiva alle banche europee in difficoltà, a partire dal quelle irlandesi. Lo rivelano fonti vicine all'operazione, secondo le quali il piano, che prevede tempi più lunghi per i rimborsi dei prestiti, verrà «confezionato su misura per le banche irlandesi».

Le nuove agevolazioni della Bce per le banche verranno rese note la settimana prossima, dopo i risultati degli stress test delle banche irlandesi, risultati su cui gli operatori non fanno troppo affidamento. Il meccanismo andrà a sostituire l'Ela (Emergency Liquidity Assistance) che la banca centrale irlandese garantisce alle banche e somiglierà al Smp, lo strumento adottato dalla Bce per l'acquisto di bond governativi, il piano lanciato nel maggio scorso che interviene quando mancano acquirenti per i bond governativi. In pratica la Bce compra sul mercato secondario titoli del debito pubblico dei paesi in difficoltà, facendo risalire i rendimenti. Finora è stato usato soprattutto per i bond di Grecia, Irlanda e Portogallo. Questo nuovo strumento (che ha provocato le dimissioni dell'ex governatore della Bundesbank, Alex Weber) di aiuti per le banche sarà posto sotto il controllo del consiglio direttivo della Bce, che deciderà di volta in volta le condizioni dei prestiti.

La Banca centrale europea ha in programma di dare un finanziamento a medio termine per le banche irlandesi alleviando la crisi in Irlanda, ma il prestito non risolverà il problema fondamentale della trappola del debito di Dublino.

Il primo ministro Enda Kenny può trarre un sospiro di sollievo per la decisione di Francoforte, ma ha ancora bisogno dell'Europa per tagliare i costi e prolungare la durata di un piano di salvataggio controverso Ue-Fmi poiché gli investitori devono essere ancora convinti che l'Irlanda non è a rischio default.

«È positivo per il debito sovrano ed è positivo per le banche, ma c'è ancora molto lavoro da fare», ha detto Oliver Gilvarry, capo della ricerca presso Dolmen Securities.
«Lo Stato deve ancora affrontare anche altri problemi. Il tasso di interesse e la durata del pacchetto di aiuti Ue e Fmi deve ancora essere esteso».

Gli stress test mostreranno che le banche irlandesi hanno bisogno di circa 25 miliardi di euro, poiché il debito sovrano si è quadruplicato a quasi il 100 per cento del Pil. Sopra questa soglia i paesi fanno fatica ad uscire dal circolo vizioso del pagamento degli interessi e rinnovo dei Tresury bill in scadenza.
Il nuovo piano della Bce, che dovrebbe essere presentato la prossima settimana dopo gli esiti degli stress test, dovrebbe rassicurare gli investitori che le banche irlandesi non dovranno portare i libri in tribunale.

Le cifre parlano chiaro. Il piano della Bce è un piano "su misura" per le banche irlandesi che dipendono dai finanziamenti della banca centrale per sopravvivere dopo che gli aiuti Ue e Fmi non sono riusciti a ripristinare la fiducia in un settore messo in ginocchio dai prestiti facili sui mutui.
Dopo i declassamenti di rating e più severi requisiti di garanzia, le banche in Irlanda avevano ottenuto prestiti di 117 miliardi di euro, pari a oltre il 25% di tutti i prestiti della BCE, il mese scorso.

Il piano della Bce è un piano "su misura" per l'Irlanda ha confermato il premier Kenny. In cambio di cosa? In cambio, il governo dovrà abbandonare la minaccia di infliggere perdite su alcuni detentori di obbligazioni in banche irlandesi, scelta a cui si oppone Francoforte a causa del rischio contagio. «Penso che questo accordo potrebbe diminuire la paura di una ristrutturazione del debito», ha detto Gilvarry.

L'Irlanda spera che l'ultima serie di prove di stress bancari, condotta sotto il controllo di Fmi, Bce e gli esperti indipendenti e con una soglia elevata di capitale minimo, saprà convincere gli investitori che non ci sono brutte sorprese dietro l'angolo.
In Irlanda le banche, molte delle quali sotto il controllo governativo, hanno già "ingoiato" 46 miliardi di euro in capitale dello Stato pur avendo superato gli stress test europei dello scorso anno.

Il debito dell'Irlanda è arrivato a toccare il 125 per cento del Pil entro il 2013, secondo stime Fmi. Anche versando 25 miliardi di euro, di cui 17,5 miliardi di euro presi dal fondo pensione pubbliche d'Irlanda, nelle banche, il piano metterà a dura prova un paese il cui Pil è diminuito dell'1 per cento l'anno scorso.

Con l'Irlanda che lotta per uscire da una delle peggiori recessioni del mondo industrializzato e a metà strada di un piano di tagli selvaggi, il premier Kenny è sotto pressione, politicamente e finanziariamente per ottenere concessioni da parte dell'Europa.
Il tasso medio al 5,8% in Europa per gli 85 miliardi di euro di prestiti Ue-Fmi è visto come una penalizzazione dell'Irlanda.
Ma Francia e Germania si rifiutano di offrire tutte le concessioni senza che Dublino ceda a sua volta sul suo tasso di tassazione delle società. L'aliquota del 12,5% è considerata la pietra angolare della politica industriale in Irlanda e uno dei fattori chiave della sua economia dalle esportazioni.

Se Kenny cedesse alle richieste francesi e tedesche, lui e il suo nuovo esecutivo sarebbero considerati come un fallimento indipendentemente da ciò che l'Europa dovesse offrire. Una situazione davvero difficile.

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