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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2011 alle ore 12:27.
Mentre gli Euribor proseguono la marcia al rialzo allontanandosi giorno su giorno dai minimi di sempre toccati nel 2010, le rate dei mutui variabili già sottoscritti e di quelli in offerta stanno salendo. Nel primo caso non resta che accettare l'aumento - peraltro non eccessivo considerato che l'Euribor a 3 mesi è salito oggi per la nona seduta consecutiva all'1,219%, ma resta lontanissimo dalla media storica degli ultimi 10 anni del 3% - oppure guardarsi intorno e cercare tassi più convenienti attraverso l'opzione della surroga, se il tentativo di rinegoziazione con il proprio istituto non va a buon fine.
Nel secondo caso, quello di chi il mutuo ancora non l'ha sottoscritto ma è in procinto di chiederlo, l'attuale fase ballerina dei tassi è un motivo in più per concentrarsi sulle offerte a tasso variabile, variabile con cap, variabile con rata costante, fisso, misto e compagnia bella. A caccia del mutuo più favorevole.
In ogni caso, prima di chiedere un mutuo, è necessario effettuare uno stress test sulla rata per calcolare la solvibilità del proprio bilancio contemplando un margine di imprevisti nella vita quotidiana che, per quanto non auspicati, più o meno capitano un po' a tutti, nell'arco di un finanziamento di lungo periodo, quale appunto è il mutuo. A ciò si aggiunge, per chi opta per la strada del variabile, un ulteriore stress test basato su futuri (e probabili) rialzi dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea (con conseguente e fisiologico allineamento degli indici Euribor). Lo stress test andrebbe fatto anche da chi sta già rimborsando un mutuo, per individuare se la rata che si sta pagando è adeguata al proprio bilancio famigliare.
Lo stress test sulla rata / 1
Come si effettua lo stress test sulla rata del mutuo? Carta e penna e qualche minuto di ripasso delle nozioni basilari di matematica. Il punto di partenza è il reddito netto mensile. Poniamo, nell'esempio di questo articolo, che sia di 2.000 euro. A quel punto bisogna applicare un'ulteriore nettizzazione, riducendo il reddito netto mensile per le cosiddette quote di sussistenza. In pratica la liquidità necessaria per pagare bollette e le spese varie quotidiane che occorrono per vivere. Molti istituti di credito calcolano la quota di sussistenza intorno agli 800 euro. Ma l'operazione di decurtazione non finisce qui. Per chi ha figli a carico, in media, si sottraggono altre 200 euro cadauno. E poi bisogna sottrarre eventualmente l'importo di rate dovute ad altri finanziamenti in corso, eventualmente accessi per operazioni di credito al consumo. Escludendo questa ipotesi e ponendo che l'aspirante mutuatario abbia un figlio a carico abbiamo una quota di sussistenza di 1.000 euro, da sottrarre al reddito netto (2.000). Quindi ne restano 1.000 euro. Questo importo rappresenta una sorta di "potere mutuo-acquisto", in sostanza la forza contrattuale dell'aspirante mutuatario per ottenere il prestito ipotecario.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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