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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2011 alle ore 08:08.

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Su Parmalat il Tesoro libera la CdpSu Parmalat il Tesoro libera la Cdp

«La Cassa depositi e prestiti può assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale in termini di strategicità del settore di operatività, di livelli occupazionali, di entità di fatturato ovvero di ricadute per il sistema economico-produttivo del paese». Questa estensione della mission storica della Cdp (sancita nel decreto omnibus all'articolo 7) , istituzione che opera nell'interesse nazionale da oltre 150 anni, è contenuta nel nuovo articolo n.7 inserito ieri sul filo di lana nel decreto legge omnibus firmato in giornata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Il provvedimento predispone un secondo tipo di intervento della Cdp, questa volta indiretto: le partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale «possono essere acquisite anche attraverso veicoli societari o fondi d'investimento partecipati da Cdp ed eventualmente da società private o controllate dallo stato o da enti pubblici». Fondi come il Fsi, il fondo strategico d'investimento francese costituito nel 2008 e da allora pronto a scattare per bloccare scalate straniere. Non da ultimo, «nel caso in cui dette partecipazioni siano acquisite dalla Cassa mediante utilizzo di risorse provenienti dalla raccolta postale, le stesse sono contabilizzate nella gestione separata».

Di atti legislativi, tuttavia, ne serviranno altri. Con decreto del ministro dell'Economia «di natura non regolamentare - recita l'articolo 7 aggiunto al Dl ominibus - sono definiti i requisiti anche quantitativi delle società oggetto di possibile acquisizione da parte di Cdp».

Il potenziamento del ruolo del colosso di via Goito a difesa dell'interesse nazionale si è concretizzato con un atto legislativo ieri, dopo un ricorrersi di voci e ipotesi circolate alla vigilia del decisivo cda di Parmalat che si riunisce oggi a mezzogiorno per stabilire, in presenza di una cordata italiana, il rinvio dell'assemblea degli azionisti a fine giugno per arginare le mire della francese Lactalis azionista al 29,87% dell'azienda di Collecchio.

Per far scendere in campo la Cassa, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha ottenuto già ieri mattina il via libera del consiglio dei ministri per una norma anti-scalata straniera. Il cdm ha autorizzato Tremonti «a predisporre ed attivare strumenti di finanziamento e capitalizzazione, analoghi a quelli in essere in altri paesi europei, strumenti mirati ad assumere partecipazioni in società di interesse nazionale rilevate in termini di strategicità del settore, livelli occupazionali etc.». Parmalat, è stato puntualizzato nel comunicato stampa di Palazzo Chigi, «è inclusa nella casistica di cui sopra».

Lo statuto della Cdp, modificato più volte dopo lo scoppio della crisi del 2008 per estendere gli interventi del risparmio postale a sostegno dello sviluppo economico, prevedeva già all'articolo 3 comma 1.(D) la «gestione di ogni tipo di altra funzione di rilievo pubblicistico e attività di interesse generale assegnato per atto normativo, amministrativo e convenzionale».

L'atto normativo è giunto in tempo per predisporre la scesa in campo della Cdp nella partita Parmalat-Lactalis. Ieri nulla veniva dato per certo sui contenuti della documentazione, messa a punto dall'ad di Banca Imi Gaetano Miccichè, che approderà sul tavolo del cda di Parlamat oggi: la Cassa, nel caso dovesse entrare nella cordata, potrebbe essere affiancata fin da subito da Fintecna (che è molto liquida con circa 2,7 miliardi disponibili in cassa) e da Invitalia (la vecchia Sviluppo Italia).

La norma anti-scalate straniere che ha iniziato a prendere forma ieri, va comunque oltre all'intervento a gamba tesa su Parlamat. Guarda avanti, a una strategia di lungo termine, per erigere anche in Italia - come avviene in Francia e in altri paesi europei - una rete di protezione contro gli assalti degli stranieri su società considerate strategiche per il bene del paese. Per operare a protezione del sistema-Italia, la Cdp prevedibilmente si muoverà soprattutto con interventi indiretti, acquisendo partecipazioni strategiche attraverso «veicoli societari o fondi d'investimento» partecipati oltre che dalla Cassa eventualmente anche da società private o controllate dallo stato o da enti pubblici. Insomma, la norma lascia ampi spazi di manovra per estendere il coinvolgimento ad altre entità di matrice pubblica come per esempio Poste. Gettando, e questo è il vero obiettivo delle nuove norme, le basi per la creazione, in Italia come in Francia, di un "fondo strategico d'investimento" anti-scalata straniera in settori strategici.

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