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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2011 alle ore 08:15.

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Ben Bernanke (foto Bloomberg)Ben Bernanke (foto Bloomberg)

Il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke ha detto che la fiammata dei prezzi delle materie prime su scala globale non si tradurrà in un aumento dei problemi legati all'inflazione negli Stati Uniti. «Credo che l'aumento dell'inflazione sarà transitorio» ha spiegato Bernanke durante una conferenza organizzata dalla Federal Reserve Bank di Atlanta rispondendo così a una minoranza di funzionari della Banca centrale americana che nel corso delle ultime settimane hanno attaccato la sua politica espansiva.

Le voci più rumorose sono arrivate dall'ala dei falchi della Fed, in particolare da Charles Plosser, presidente della Fed di Philadelphia e Richard Fisher, presidente della Fed di Dallas, che hanno lasciato intendere che nei prossimi mesi la Fed potrebbe alzare i tassi anche di 75 punti base, per evitare che i prezzi al consumo aumentino. I due governatori hanno indicato che una politica monetaria restrittiva è necessaria anche in concomitanza di un tasso di disoccupazione elevato.

Tuttavia, secondo molti economisti i falchi della Fed non hanno al momento grande influenza. Venerdì 1 aprile, il presidente della Federal Reserve Bank di New York, William Dudley, ha allontanato lo spettro di un rialzo dei tassi, ricordando piuttosto che la Fed ha in programma fino a giugno l'acquisto di bond fino a 600 miliardi di dollari per oliare l'economia.

«Siamo ancora molto lontani dal raggiungere il nostro duplice mandato di massima occupazione sostenibile e la stabilità dei prezzi», ha detto Dudley.

Perché Bernanke non vuole alzare i tassi
Nel suo discorso, Bernanke ha sottolineato la persistente debolezza dell'economia americana, spiegando che la crisi del settore edilizio è indicativa della fragilità dell'attuale ripresa. Lo stesso si aspetta che l'alto tasso di pignoramenti in corso continuerà ancora per un po'. Ciò avrà inevitabili ripercussioni sulla ricchezza e la fiducia dei consumatori. L'economia ha continuato ad aggiungere posti di lavoro a un ritmo forte a marzo, portando il tasso di disoccupazione al livello più basso in due anni. Tuttavia, i redditi degli americani «sono aumentati di poco l'anno scorso». Fattore che apre a uno scenario non esaltante sul fronte della spesa dei consumatori.

Spostando il baricentro sulla macroeconomia l'incognita principale è legata alle esportazioni statunitensi, minacciate dai crescenti rischi per l'economia globale, in particolare dai prezzi del petrolio elevati (con il Brent oltre 120 dollari, sui massimi da due anni e mezzo). Per questo motivo, secondo Bernanke, l'economia americana avrà bisogno del sostegno della Fed ancora per un po' di tempo.

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