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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2011 alle ore 08:51.

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di Vittorio Carlini
«Adesso Lisbona non potrà continuare a rifiutare il salvataggio dell'Ue». In molte sale operative era questo il commento in apertura di seduta. Il motivo? L'ennesimo intervento di Moody's che ribassato il debito a lungo termine del Portogallo: il rating è sceso da A3 a Baa1, con l'outlook che resta sotto osservazione. Cioè, non sono esclusi altri ribassi.

Il merito di credito rimane due gradini sopra quello di Standar & Poor's e uno al di sotto di quello di Fitch. «Il taglio - dice Moody's in una nota- non è stato» più pesante «perché c'è la convizione» che gli altri stati dell'Eurozona sosterranno finanziariamente il Portogallo anche prima di «riuscire a ottenere i fondi dall'European Financial Stability Facility (Efsf)». Inoltre «è probabile che il nuovo governo velocemente chiederà l'aiuto dell'Efsf ».

Niente aiuti prima delle elezioni
Il ministro uscente Jose Socrates, che ha rassegnato le dimissioni dopo che il parlamento ha rigettato il suo piano di austerity, ha fatto un punto d'onore il non accettare gli aiuti dell'Ue e del Fmi prima delle nuove elezioni politiche, fissate il 5 giugno prossimo. «Sono legato all'idea - ha detto Socrates in un'intervista televisiva - che il nostro paese deve restare in una posizione di attesa fino alle elezioni. Farò di tutto per difendere questa posizione». Il messaggio, insomma, è chiaro: non devono essere i mercati, né tanto meno le agenzie di rating fortemente criticate nel passato per le valutazioni sbagliate, a decidere la politica di Lisbona. È il parlamento l'organo sovrano che può, e deve, dire la sua su simili questioni.

Il mercato scommette sul bailout
Al di là della polemica sulla riduzione della sovranità nazionale dei paesi, non solo dell'Ue, imposta dalla finanza, i mercati scommettono sul bailout dello stato iberico. In primis, il rendimento del quinquennale portoghese ha raggiunto ieri il 9,9%, più in alto di quello del corrispondente titolo irlandese in novembre quando Dublino è stata salvata. E oggi la musica non cambia: lo spread del decennale, rispetto al T Bund tedesco, è passato da 548,6 punti a 550 per un rendimento lordo dell'8,869 per cento. Un trend opposto di quello del Treasury amerciano. Dopo le parole del presidente della Fed Ben Bernanke ( «bisogna guardare all'inflazione da molto vicino» ha detto, facendo intuire che prima o poi la stretta arriverà), lo yield del decennale Usa si è schiacciato: sono, evidentemente, arrivati ordini di acquisto che hanno schiacciato il rendimento. Investitori che cercano, vista la continua instabilità di Eurolandia, un porto sicuro. Oggi, lo hanno trovato nel debito pubblico americano.

Inoltre, secondo il giornale economico Jornal de Negocios, le principali banche portoghesi hanno detto che non compreranno più i bond governativi e che il Governo deve trovare un prestito a breve prima della data delle elezioni. Non certo un segnale di fiducia che pesa.

La Borsa delle monete
Sul fronte delle monete, un euro già in calo rispetto a ieri, scende ulteriormente in seguito al nuovo taglio di rating: la divisa unica è scambiata a 1,4177 rispetto a 1,4238 dollari della chiusura di ieri. Contro lo yen l'euro quota 119,65 (119,46 ieri) e il dollaro 84,36 da 83,91 del precedente. Il dollaro era in recupero dopo le parole di Bernanke di ieri secondo cui l'inflazione negli Usa non dovrebbe essere che "temporanea".

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