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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2011 alle ore 09:58.

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Due giornate intense, cruciali per Intesa Sanpaolo. Ieri il Consiglio di Gestione e quello di Sorveglianza hanno deliberato di proporre all'assemblea un aumento di capitale da 5 miliardi di euro che permetterà di raggiungere, da subito, circa il 10% di Core tier 1 ratio e la stessa percentuale di Common equity ratio entro il 2011. Oggi, è stato presentato alla comunità finanziaria il piano industriale triennale (approvato ieri). «Un progetto che - ha detto il ceo di Intesa Corrado Passera- contiene obiettivi molto prudenti. Il mio obiettivo è batterli».

Stime su profitti e proventi operativi
Nel piano di impresa 2011-2013/2015 il gruppo bancario indica diversi obiettivi. I proventi operativi netti sono fissati a 19,6 miliardi tra due anni e a 21,7 nel 2015. Si tratta di una stima di crescita basata su uno scenario prudente, con un tasso «di incremento medio annuo del Pil dell'area euro all'1,3% per il 2011-2013 ( +0,8% nell'Italia) e all'1,6% per il 2011-2015 (+0,9%)». Se si ipotizza, però, uno scenario leggermente migliore (Pil in rialzo dell'1,7% nel 2011-2013 e dell'1,8% per il 2011-2015) «i proventi operativi netti potrebbero risultare superiori di circa 1-1,3 miliardi nel 2013 e di circa 1,3-1,5 nel 2015». Sul fronte dei profitti, invece, Intesa Sanpaolo prevede un risultato netto che nel 2013 dovrebbe raggiungere 4,2 miliardi di euro, per poi passare a 5,6 miliardi nel 2015;

La produttività
Il top management del gruppo scommette su una produttività in crescita, con il cost/income (rapporto tra costi operativi e margine d'intermediazione) in calo dal 46,7% nel 2013 al 43% nel 2013. Il target è fissato anche sulla base del fatto che sono previsti: «55 progetti per la produttività» del personale, «circa 800 milioni di investimenti, interventi su almeno 1.000 filiali, circa 8.000 persone in meno in attività amministrative», di cui «circa 5.000 convertite in ruoli commerciali».

Essenziale ridurre i rischi
Sul fronte dei rischi le rettifiche nette/crediti dovrebbero diminuire da media di 61 punti base nel 2013 a 56 nel 2015. «Lo stock dei crediti deteriorati netti (cioè crediti scaduti, sconfinanti, incaglie sofferenze) - scrive la banca- si riduce da 17,9 miliardi nel 2010 pro-forma a 17,1 miliardi nel 2013, con un'incidenza sui crediti netti in calo dal 4,8% al 4 per cento».

Maggiore liquidità
Il rapporto tra la raccolta e gli impieghi verso la clientela, che pro-forma nel 2001 è al 106%, dovrebbe scendere nel 2013 al 104% e al 103% nel 2015. Intesa sottolinea che: «Lo short term gap, al 2013, rimane superiore a 1, la posizione interbancaria netta resta negativa per non più dei 10 miliardi registrati a fine 2010 (...) e le attività stanziabili presso le banche centrali, al netto degli haircut, al 2013 si attestano su un livello di circa 50 miliardi di euro».

Solidità patrimoniale
Uno dei punti più rilevanti e attesi dal mercato è ovviamente quello del patrimonio aziendale. Il piano indica un Common equity ratio pro-forma al 9,4% nel 2010 : di questo il 7,1% è coseguenza delle cessioni/acquisizioni in corso e dell'assorbilmento di imposte differite prima dell'entrata a rigore di Basilea III; 1,6% costituito dall'aumento di capitale di 5 miliardi e lo 0,7% rappresentato dalle azioni di ottimizzazione di fonti e fabbisogni previste «dal piano». Il common equity ratio dovrebbe poi salire a circa «il 10% nel 2011» e rimanere tale sia per il 2013 che per il 2015.

Le strategie di Intesa
Nel piano industriale 2011-2013/2015 Intesa Sanpaolo ribadisce le sue strategie "classiche". La conferma di banca focalizzata sull'economia reale: la crescita dell'investment-banking, la cui incidenza sui ricavi del gruppo sale dall'8% del 2010 al 9% del 2013, ma non del proprietary trading che mantiene una rilevanza molto bassa (sotto l'1% dei ricavi nel 2013).

L'Italia rimane centrale
Rispetto alla focalizzazione geografica scrive Intesa: «Le attività internazionali cresceranno, ma l'Italia rimarrà il Paese di riferimento poiché è un mercato con notevole potenziale». Lo stesso Passera, dal canto suo, ha voluto rimarcare come la Penisola rimanga essenziale per lo sviluppo della banca. «Gli analisti all'estero - ha spiegato - mi dicono che siamo troppo concentrati sull'Italia, che l'Italia non crescerà». «Noi - ha detto - non crediamo sia vero: forse il Paese non crescerà così rapidamente ma il mercato per servizi bancari può crescere significativamente». Passera ha affermato che «in Italia abbiamo alcune delle regioni più forti in Europa» in cui sono concentrate «il 60% delle nostre attività». Ma anche «il Mezzogiorno ha grande potenzialità di crescita per una banca gestita come la nostra»

Infine il modello organizzativo: è confermato il sistema organizzativo a livello sia di Gruppo (divisionale e non a matrice) sia di banca dei Territori.

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