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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2011 alle ore 09:01.

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La Fiat ha raggiunto un accordo con Chrysler, e con gli altri soci della casa di Detroit, per acquisire un ulteriore 16% del capitale del gruppo Usa. Il passaggio è previsto entro il secondo trimestre 2011. Il prezzo complessivo per l'esercizio della call option sarà di 1,26 miliardi di dollari Usa. Attualmente il Lingotto ha il 30% della casa americana. Quindi, entro giugno salirà al 46 per cento.

«Chrysler sta seguendo uno straordinario cammino di ripresa, a livello industriale ed economico, e la Fiat è pronta ad assumerne il controllo, per rendere il legame ancora più stabile e più forte, nell'interesse di entrambe». Questo è il commento dell'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne.

Marchionne promuove i conti di Fiat Industrial ma il mercato no
In mattinana il gruppo ha reso noti i dati del primo trimestre di Fiat Industrial, cioè del business di camion e trattori. L'utile della gestione ordinaria è più che raddoppiato, a 277 milioni di euro dai 122 milioni nello stesso periodo 2010. Hanno contribuito i maggiori volumi di tutti i settori e «la performance particolarmente forte» di Cnh. Il margine sui ricavi ha raggiunto il 5,2% (era il 2,7%). Il fatturato ha raggiunto 5,3 miliardi di euro, in crescita del 19,3% rispetto allo stesso periodo del 2010.

Il primo trimestre di Fiat Industrial è stato «molto buono», con un utile netto «enorme», ha commentato Marchionne durante la conference call sui risultati di gennaio-marzo. «Nel complesso - ha detto Marchionne - penso che abbiamo avuto un trimestre molto buono. Il risultato netto di 114 milioni è enorme» comparato con il risultato dello stesso periodo del 2010 (perdita di 34 milioni). Ma i mercati finanziari non la pensano allo stesso modo dato che il titolo Fiat Industrial ha ceduto oltre 4 punti percentuali dopo la presentazione dei conti.

Ieri il gruppo automobilistico torinese, sempre più americano, aveva invece pubblicato i numeri del primo trimestre 2011. Un periodo in cui il Lingotto ha ridotto il debito, aumentato utili e ricavi e confermato gli obiettivi per l'esercizio in corso.

Oltre ai tempi dell'operazione Chrysler restano però all'orizzonte due incognite "industriali": la vertenza sindacale, con Sergio Marchionne che ha nuovamente minacciato di tagliare la produzione in Italia se non verranno accettate le modifiche chieste dalla Fiat all'organizzazione del lavoro in fabbrica; e la perdita di quote di mercato in Europa, che pesa negativamente sui risultati anche dal punto di vista fiscale.

Marchionne: l'opzione del 16% non modifica i target
L'esercizio dell'opzione del 16% che permetterà a Fiat di salire al 46% in Chrysler non impatterà sui conti del Lingotto. «Manteniamo gli attuali target», incluso quello relativo all'indebitamento a fine 2011, ha detto l'ad di Fiat SpA, Sergio Marchionne, nel corso di una conference call per spiegare l'accordo con Chrysler e gli altri soci della casa americana quanto all'esercizio da parte di Fiat dell'opzione.

Non la pensa allo stesso modo l'agenzia di rating Fitch che nel pomeriggio ha emesso un rating watch negativo su Fiat in conseguenza dell'esercizio del 16% su Chrysler.

Marchionne ha aggiunto che la quotazione di Chrysler «dovrà essere discussa all'interno del board della società», mentre il vantaggio di una possibile Ipo andrà soprattutto «al trust Veba». Inoltre, il meccanismo di valutazione dell'opzione «riflette la situazione del 2009». Fiat dovrà consolidare i conti di Chrysler «forse ancora prima di raggiungere il 51%» della casa americana, ha aggiunto Marchionne, secondo il quale «avrebbe poco senso» non integrare le attività di Fiat con quelle di Chrysler. «L'integrazione a livello operativo è più importante di quella legale», ha comunque rilevato.

Iniziando la conference call con gli analisti, Marchionne si è scusato di non aver potuto illustrare già ieri l'operazione contestualmente alla conferenza telefonica sui risultati trimestrali: «La firma dell'accordo è arrivata tardi ieri sera, nella tarda serata in Europa», ha spiegato.

«Voci su Iveco vengono da Daimler»
«Devo essere chiaro: le voci su Daimler e Iveco vengono fatte da Daimler». Marchionne, ha risposto così alla domanda di un analista sulle voci ripetute circolate recentemente circa una possibile unione tra l'unità nei camion del gruppo di Torino e la casa di Stoccarda. «Non c'è nulla sul lato dei camion che faccia pensare che ci possa essere una mossa strategica per migliorarne la posizione», ha detto.

Leggi l'articolo sui conti di Fiat (di Andrea Malan)

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