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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2011 alle ore 08:48.
L'ultima modifica è del 10 maggio 2011 alle ore 08:49.
di Luca Veronese
Standard&Poor's ha tagliato il rating sulla Grecia di due gradini: da BB- a B, spingendo la valutazione sul debito ellenico ancora più a fondo nel junk territory, la spazzatura. L'agenzia ha aggiunto che il giudizio potrebbe essere ulteriormente rivisto al ribasso. Il downgrade ha trascinato giù anche l'euro - nell'intraday sceso fin quasi a quota 1,4250 sul dollaro - e tutte le Borse del continente, con quella di Atene in calo del 2,17% con forti tensioni sui titoli bancari.
A un anno dal prestito di 110 miliardi di euro con il quale l'Unione europea e il Fondo monetario hanno scongiurato il default greco, Atene sembra di nuovo impotente di fronte ai mercati mentre le istituzioni internazionali - come nel vertice di venerdì in Lussemburgo tra i ministri delle Finanze europei - valutano nuovi aiuti. E sullo sfondo resta una ristrutturazione del debito che la Bce continua a giudicare del tutto inopportuna, per i rischi che comporta, oltre che per gli investitori internazionali, anche per la tenuta economica e sociale del Paese mediterraneo.
La Grecia ha chiuso il 2010 con un debito pubblico al 142,8% del Pil e un deficit di bilancio che ha sforato gli obiettivi di risanamento arrivando al 10,5% del Pil. Atene nella valutazione di Standard&Poor's è ormai scesa a livelli di rischio simili a quelli di Bielorussia e Senegal. Ieri i rendimenti sui titoli a dieci anni sono saliti di al 15,879%, più del doppio rispetto al maggio del 2010 quando venne concesso il prestito di salvataggio.
«Secondo le nostre analisi - spiega la nota di S&P's - è aumentato il rischio che la Grecia proceda nella direzione di una ristrutturazione del suo debito. Il declassamento riflette la sensazione tra i creditori chiave dell'area euro di rinviare le scadenze sulla restituzione degli aiuti stanziati a favore della Grecia».
George Papandreou è intervenuto in serata per rispondere «alle speculazioni che scommettono contro la tenuta del Paese e vogliono la dissoluzione dell'area dell'euro». «Stiamo proseguendo nel cambiamento, nonostante le speculazioni e gli sforzi di chi vuole distruggere intere comunità», ha detto il primo ministro greco, spiegando che le voci di un'uscita dall'euro della Grecia sono solo «propaganda criminale».
«Il declassamento di S&P's arriva nel momento in cui non ci sono nuovi sviluppi negativi o decisioni dall'ultimo giudizio di un mese fa e di conseguenza non è giustificato», ha fatto sapere il ministero delle Finanze greco George Papaconstantinou che ha anche accusato le agenzie di rating di «inseguire le voci, i rumors di mercato dimenticando di valutare i dati oggettivi dell'economia».
Ieri anche Moody's ha comunicato di aver messo sotto osservazione il rating della Grecia (oggi a B1, un gradino sopra il giudizio di S&P's) perché ne giudica «sempre più improbabile» il ritorno sui mercati. E il downgrade, secondo la stampa ellenica, sarebbe pure allo studio di Fitch (a BB+, quattro livelli sopra S&P's).
Parole preoccupate, soprattutto per il rischio di contagio alle aree periferiche dell'Europa, sono giunte dalla Germania. «Dobbiamo trovare in fretta una soluzione ampia, non solo per la Grecia, ma anche per altri Paesi. Se non la troviamo non sono certo che l'area euro resterà intatta nei prossimi dodici mesi», ha detto Peter Bofinger, consigliere economico del cancelliere tedesco, Angela Merkel.
Oggi ad Atene arriveranno i tecnici di Fmi, Ue e Bce per verificare l'attuazione del piano di austerity e chiedere privatizzazioni e riforme. Lunedì prossimo toccherà invece all'Ecofin fare il punto sugli aiuti ai Pigs.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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