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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2011 alle ore 09:38.

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Una ripresa troppo lenta. «Non vediamo il buio ma di questo passo ci metteremo anni ad uscire dalla crisi». È lo scenario che dipinge Luciano Miotto, vice presidente di Federmeccanica. I dati dell'indagine indicano un aumento congiunturale della produzione nei primi 3 mesi dell'anno di +0,8% (+6,7 rispetto all'anno precedente), un dato superiore allo 0,4% dell'ultimo trimestre 2010 (meglio dell'industria nel suo complesso che ha segnato -0,1% nel primo trimestre 2011).

Ma nettamente più basso della media Ue a 27, rispettivamente +2,3 nel primo trimestre del 2011 e +3% nell'ultimo trimestre 2010, oltre che della Germania (+5,0% e +2,2%) e della Francia (+3,0% e +3,7%).
Colpa di una domanda interna «asfittica». Pesa il numero dei disoccupati (nella grande impresa -1,5%, pur meno forte del passato) e dei cassintegrati.

È l'incertezza, spiega il vice presidente di Federmeccanica, che frena anche chi può spendere e non spinge gli investimenti delle aziende, che limitano gli acquisti alla sostituzione di macchinari.
A tirare la ripresa è l'export: +24% nel primo bimestre dell'anno. Ma i volumi della produzione metalmeccanica sono ancora del 24,5% inferiori rispetto al primo trimestre 2008, mentre la Germania è a -4,7%, la Francia a -14,4% e la Gran Bretagna a -9,6%, la media Ue a -11,8 per cento. Peggio di noi, la Spagna, con -29,5 per cento. Per il futuro si continua a vedere una ripresa, anche se lenta: il 37% delle aziende intervistate prevede un aumento degli ordini e attese positive.


Ma non basta: «Bisogna mettere da parte gli annunci e far partire i fatti», ha detto Miotto rivolgendosi al governo, insistendo soprattutto sul problema delle infrastrutture». Accanto a Miotto, nella conferenza stampa di ieri, c'erano il capo del servizio studi di Federmeccanica, Angelo Megaro, e il direttore generale, Roberto Santarelli. «Le imprese stanno facendo il possibile, ma anche il governo deve fare la sua parte con interventi sul sistema fiscale», ha detto Santarelli, che si è anche rivolto ai sindacati: «La Fiom non comprende che introducendo elementi di rigidità le imprese corrono con un braccio legato».

Sull'export cresce la quota extra Ue, +29,2%, mentre quella Ue è del 20,3%; aumenta del 64,9% l'export negli Usa e del 36,6% in Cina, che ha visto passare l'incidenza sul totale dal 3 al 3,5%; cresce del 26,6% la Germania, che rappresenta da sola il 14,7% del totale delle esportazioni. Nota dolente l'occupazione: la maggior parte delle imprese per i prossimi mesi pensa di ridurre gli occupati, anche se si sta riducendo la Cig (-38,1% le ore autorizzate rispetto al 2010). Complessivamente nella metalmeccanica dal 2007 al 2010 il calo dell'occupazione è stato del 7,2. Nelle grandi aziende, il calo ha interessato di più gli operai, -9,3, e meno gli impiegati, -1,1.
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